La filosofia di Spinoza, guardata durante l’illuminismo come «un modello di errore e di follia (…) che toglie — scrive Morfino — ogni sussistenza al finito», viene riabilitata al volgere del secolo nel passaggio dall’illuminismo all’idealismo dell’età romantica. Nella ‹Scienza della logica› (1813) Hegel riconosce nell’unica sostanza spinoziana l’antecedente della sua idea di Spirito assoluto, rivendicandosi il merito di averla elevata e articolata, nel proprio sistema, al livello superiore del concetto.
Ogni determinatezza, ogni singolarità per Spinoza non è che un attributo, una negazione della sostanza: la materia, egli scrive, «non può avere nessuna figura». L’assoluto spinoziano, chiosa Hegel, è solo la luce che illumina se stessa, analogamente a quanto accade nella rappresentazione orientale dell’emanazione. Gli manca, secondo il metodo della sua dialettica triadica, la negazione della negazione, cioè la necessità del ritorno alla prima identità, lo Spirito assoluto.
A partire dal giudizio hegeliano si viene definendo tra i filosofi tedeschi della prima metà dell’Ottocento, pur con diverse ambiguità e anche con opposte conclusioni, un campo di lettura comune: Spinoza è riconosciuto come grande metafisico della sostanza, dell’infinito da cui non solo il finito non è deducibile ma è di fatto ridotto allo statuto di apparenza illusoria.
_____________◊ authp_N_o_e_m_i_G_h_e_t_t_i
K E Y W O R D S
¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
◊ authp_N_G_h_e_t_t_i
◊ authp_G_h_e_t_t_i
◊ press_art, presshdr_T_e_r_r_a
◊ yauth_2_0_0_9, yedit_2_0_0_9
◊ lantxt_it, hdr_v3
◊ orig_error?
• keywords_da_inserire
_____
¯¯¯¯¯
Nessun commento:
Posta un commento