Per motivi di praticabilità in laboratorio, gli esperimenti per valutare l’intelligenza dei primati superiori si basano su una premessa chiaramente antropocentrica, cioè che l’intelligenza sia la capacità di risolvere problemi di volta in volta più complessi grazie alla comprensione di relazioni di causa ed effetto. In altri termini, la scimmia è intelligente solo e soltanto se è in grado di risolvere situazioni che l’intelligenza umana considera “problemi” e solo e soltanto se lo fa adottando strategie che per un uomo sarebbero definite “intelligenti”.
Questo approccio tradizionale rivela come in realtà la premessa antropocentrica sia frutto di una precisa concezione evoluzionistica, secondo la quale l’intelligenza progredisce in modo cumulativo sotto la spinta dall’imperativo evolutivo di risolvere problemi. Di conseguenza, l’evoluzione delle capacità cognitive sarà progredita linearmente grazie alla soluzione di problemi progressivamente più complessi. I primati hanno acquisito una certa forma di intelligenza per rispondere adattativamente a certi tipi di problemi.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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