È probabile che la tendenza alle migrazioni sia stata favorita dalla forte instabilità climatica che continuò a interessare il pianeta anche dopo il raffreddamento del clima. A partire da un milione e 800.000 anni fa iniziarono le grandi oscillazioni glaciali, caratterizzate da un’alternanza ciclica (con un ritmo di circa 100.000 anni) di fasi glaciali fredde e fasi interglaciali miti (inframmezzate a loro volta da periodi più caldi e più freddi). Le fluttuazioni climatiche del Pleistocene alterarono l’habitat di ‹ergaster› e di ‹erectus›, con lunghi periodi di raffreddamento lento e brevi periodi di riscaldamento. Non è da escludere, però, che abbiano inciso anche un’organizzazione sociale più articolata e una conseguente, seppur lieve, crescita demografica: le popolazioni di ‹ergaster› e di ‹erectus›, probabilmente organizzate in gruppi di venticinque o trenta individui, non abbandonarono l’Africa, ma crebbero e si espansero a macchia d’olio in altre regioni. Certamente, le oscillazioni climatiche produssero spostamenti globali della vegetazione, con conseguenti migrazioni degli habitat di tutti gli animali. Fu dunque un’epoca di grande fluidità e di agitazione negli ecosistemi.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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