Un’altra paleo-neurologa, Dean Falk, propende per un’ipotesi leggermente differente circa le origini dell’accrescimento cerebrale. L’evoluzione dell’encefalo umano sarebbe una diretta conseguenza dell’andatura bipede. Solo un ominino con i piedi per terra può avere un grande cervello. Per cause legate alla termoregolazione del cranio, la maggior esposizione della testa al sole e la forza di gravità avrebbero prodotto un accrescimento dei vasi sanguigni che irradiano il cervello raffreddandolo e, di conseguenza, l’intero encefalo sarebbe cresciuto di volume. Un cervello più piccolo si sarebbe facilmente surriscaldato.
Secondo questa teoria, battezzata “teoria del radiatore” per via dell’analogia con i circuiti di raffreddamento, la spinta espansiva potrebbe aver dato origine a quello sviluppo differenziato e integrato di alcune parti del cervello delle australopitecine (in particolare, l’evoluzione dei lobi frontali, la crescita della corteccia associativa e la “lateralizzazione” del cervello in due emisferi) che Falk ha suggestivamente definito “braindance”, la danza del cervello. Grazie a una serie di fortunate coincidenze serendipiche, nota Falk, gli ominini immersi nell’habitat instabile dell’Africa pleistocenica dovettero adattarsi agli spazi aperti e subirono alcune modificazioni fisiologiche, legate alla termoregolazione e innescate probabilmente da mutazioni nei geni che regolano i tempi differenziali di crescita, che indussero un maggiore sviluppo in alcune parti del cervello.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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