Anche la parte più alta della scala del progresso, quella che prevedeva i tre gradini di ‹habilis›, ‹erectus› e ‹sapiens›, era destinata a crollare. Oggi sappiamo che l’evoluzione del genere ‹Homo› fu caratterizzata fin dagli inizi dalla diversità e dalla ramificazione di forme. Forse ‹Homo habilis› non fu l’unica specie fondatrice del nostro genere. Nello stesso periodo viveva infatti in Africa orientale almeno una seconda specie del genere ‹Homo›, scoperta già nel 1972 da Richard Leakey nel sito di Koobi Fora sul lago Turkana (un tempo chiamato lago Rudolf) e denominata ‹Homo rudolfensis› da Valerii Alexeev nel 1986.
L’epoca dei reperti di ‹Homo rudolfensis› va da 2,4 a 1,9 milioni di anni fa: potrebbe essersi quindi staccato da uno degli altri generi subito dopo o insieme ad ‹habilis›, che peraltro mostra una variabilità morfologica tale da poter nascondere forse anche altre specie. ‹H. rudolfensis› presenta una capacità cranica interessante (oltre i 750 cc), ma è soprattutto la faccia piatta, allungata e ortognata a essere sorprendentemente moderna. Le caratteristiche avanzate del palato e del volto hanno convinto Meave Leakey a classificare ‹H. rudolfensis› come il discendente diretto del ‹Kenyanthropus platyops›, mentre Tim White ritiene che esso sia piuttosto imparentato con ‹Australopithecus garhi›.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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