Repubblica (7/1/2013) • “Perchè non possiamo…” (3)

  •  S i c a  (2 0 1 3)  •  “… n o n  d i r c i  f r e u d i a n i”  •

Ma qual è il vero oggetto del contendere? Prova a spiegarlo Stefano Bolognini, in qualche modo super partes nel suo ruolo di primo italiano al vertice dell’International Psychoanalytical Association: «Certamente il dilemma non è “Freud sì/Freud no” o anche “solo Freud/niente Freud”, ma piuttosto se sono più importanti le pulsioni – quelle spinte aggressive e sessuali dovute a fattori biologici e a processi inconsci – o se invece a prevalere è la relazione tra analista e paziente. In altre parole, cambia di più la vita ricordare, abbattendo i meccanismi difensivi della rimozione, oppure arricchire il pensiero? La cura analitica è solo un recupero della consapevolezza o un fattore trasformativo della mente? Il punto è dove cade l’accento, anche se in realtà la psicoanalisi è come un albero, il cui tronco (Freud) è importante quanto i rami e le foglie (gli sviluppi post-freudiani degli ultimi cinquant’anni): questo Ferro e Semi lo sanno benissimo, e la loro querelle insaporisce lo scenario di una psicoanalisi ormai irrimediabilmente pluralista. Unita però dall’irrinunciabilità, per qualsiasi albero, di avere radici, tronco, rami e foglie – anche se ognuno ha le sue preferenze, un suo modello teorico e clinico che non andrebbe comunque mai assolutizzato».

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K E Y W O R D S
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