[⇐] I primi studiosi tendevano a ritenere che le creazioni artistiche delle popolazioni dell’Era glaciale rappresentassero l’esercizio della «magia della caccia», un concetto riflesso anche dalla più recente interpretazione della scena mitica data da Bordes. Secondo questa concezione, l’arte parietale esprime l’importanza degli animali raffigurati per la vita economica dei loro autori. Per «magia simpatetica» la rappresentazione dell’animale avrebbe favorito la loro fecondità, aumentando le probabilità di sopravvivenza o di prosperità di coloro che da essa dipendevano. Inoltre in questa forma d’arte a numerose raffigurazioni di animali sono state sovrapposte linee apparentemente estranee, che forse potrebbero rappresentare zagaglie, mentre in alcuni luoghi sono state scoperte figure umane ugualmente «trafitte». Queste «ferite» simboliche avevano forse lo scopo di favorire il successo nella caccia o, tristemente, nella guerra. Inoltre, considerando lo scarso grado di accessibilità delle caverne più profonde, si pensò che le immagini fossero di proprietà di una classe elitaria di «stregoni» che detenevano le chiavi del successo economico del gruppo e godevano di uno status separato da quello di coloro che li mantenevano. Poteva trattarsi di una tendenza ancora nebulosa verso un rituale, qualcosa di simile a una religione i cui sacerdoti garantivano alla comunità la sicurezza economica. Il successo nella caccia, basato come certamente era sulle capacità e sull’impegno dei cacciatori, visto in retrospettiva doveva apparire come la prova dell’efficacia di tali riti.
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K E Y W O R D S
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[] I. T a t t e r s a l l, ‹I l c a m m i n o d e l l’ u o m o›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 1.
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