SoleDomenica (26/5/2013) • Perché Freud… leggenda (…4a)

  •  P a g n i n i  (2 0 1 3)  •  P e r c h é  F r e u d  è  u n a  l e g g e n d a  •

[⇐]  Eppure, proprio mentre Freud si assegnava pubblicamente un posto, scomodo ma decisamente “rivoluzionario”, nella storia dell’umanità, altre psicologie, di Wundt, di Brentano, di Ebbinghaus e di William James, ambivano al rinnovamento della loro disciplina (curiosamente con analoghi riferimenti alle grandi rivoluzioni della scienza) e al suo collocarsi tra le scienze con programmi di ricerca che, se non fossero stati delegittimati dall’impero del paradigma psicoanalitico, avrebbero accelerato altri percorsi (uno dei modelli sacrificati e oggi in auge appare chiaramente nel capitolo su «La mente inconscia» del recente Marraffa & Paternoster, ‹Sentirsi esistere›, Laterza). Borch-Jacobsen e Shamdasani hanno compiuto un mirabile lavoro di storia della scienza e delle idee, sfatando quella leggenda ancora custodita da censure, da archivi sigillati, da memorie ad hoc, che fino a oggi ha alimentato pregiudizi e mitologie intorno alle origini e alla “verità” della psicoanalisi. La quale alla fine risulta, per dirla con un efficace termine di Lévi-Strauss ripreso dai due autori, un «significante fluttuante», «che può servire a designare tutto», ma che alla fine è “niente” («non è mai esistita” e “in un certo senso, non esiste più»): un’unità senza identità, stabilita solo da una propaganda sin dagli inizi truffaldina e censoria, consolidata attraverso la patologizzazione e la colpevolizzazione degli avversari, e più spesso tramite millanterie scientifiche senza fondamento.

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K E Y W O R D S
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