La ragione è che nei gruppi relativamente stabili e gerarchicamente organizzati come quelli di gran parte dei primati superiori, il successo sociale dipende spesso meno dalle capacità pure e semplici — forza fisica, fascino, aggressività o altro — che dai rapporti interindividuali. La maggior parte delle scimmie del Vecchio Mondo, per esempio, vive in società caratterizzate da strutture di dominanza tipiche di ciascun gruppo anche se fluide, che spesso sono lineari (A scaccia B, B scaccia C e così via). Le interazioni fra i piccoli, e solitamente lo status della madre, determinano, almeno inizialmente, la posizione gerarchica di ciascuno. Questo inizio è importante, perché uno status più elevato significa accesso preferenziale alle risorse, mentre a un rango basso si accompagnano spesso svantaggi quali l’essere invasi dai parassiti o confinati alla periferia (in senso spaziale) del gruppo, con la maggior vulnerabilità ai predatori che ne consegue. Per quanto labirintica la nostra società industriale possa apparirci, si apprezza immediatamente dove l’uomo si collochi in questo quadro.
Ma lo status è soggetto a cambiamenti, e la mobilità verso l’alto (qualunque sia la posizione di partenza, determinata da quella della madre e dei suoi consorti) dipende da numerosi fattori, fra i quali la forza e l’aggressività, per esempio, non sono necessariamente i più determinanti. È risultato invece che il fattore fondamentale è costituito dalle alleanze strette da ciascun individuo nel corso della vita. Ma stringere alleanze significa possedere capacità politiche, anche se rudimentali, il che ci riporta a Machiavelli.
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K E Y W O R D S
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[] I. T a t t e r s a l l, ‹I l c a m m i n o d e l l’ u o m o›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 1.
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