Secondo la paleontologa della Yale University Elisabeth Vrba, che studia l’influsso dei cambiamenti climatici sull’evoluzione, questa perturbazione ambientale fu paragonabile a quella indotta dalla formazione della Rift Valley e portò a un’esplosione di forme evolutive in diverse famiglie di mammiferi, in particolare fra le antilopi e i roditori. Le antilopi adattate agli ambienti chiusi della foresta diminuirono, mentre le antilopi di prateria si diffusero e si diversificarono rapidamente. Gli ominini, in un certo senso le “scimmie bipedi di prateria”, non furono da meno. È probabile che in tale contesto di ulteriore inaridimento sia cessato il comportamento misto, fra vita della foresta e vita della savana, che le australopitecine avevano prediletto fino ad allora. L’habitat arboricolo si restrinse ulteriormente, le praterie di transizione (al limitare della foresta) preferite dalle australopitecine scomparirono ed è possibile che siano emerse le prime forme ominine adattate quasi esclusivamente agli spazi aperti.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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