E ‹come› «cura» Fagioli le centinaia di persone che si rivolgono a lui per aiuto? Inizia un lungo e faticoso lavoro di analisi? Affronta quel particolare e difficile rapporto che impegna, spesso per anni, analista e paziente? Instaura, con ogni paziente, un’esperienza ogni volta nuova, unica e irripetibile?
Neanche a pensarci! Non si vorrà mica ricadere nei vecchi trucchi del potere borghese? Fagioli sa bene che l’uomo è un essere sociale e se ne occupa ‹collettivamente›: «Io non so chi sono le persone, non so nemmeno i nomi; eppure ci parlo direttamente e dò interpretazioni analitiche, e funziona, e non li conosco». Altrove, confondendo l’individuo sociale con l’individuo interscambiabile, aveva detto: «A volte io non faccio che interpretare il sogno di uno per rispondere a quello di un altro. È la conferma che l’uomo è un essere sociale. Vedi che Marx torna sempre?». Perché — e non è innovazione da poco — Fagioli non solo rifiuta in Freud «l’imbecille che non aveva capito niente», ma ha anche scoperto che solo Marx «aveva intuito la psicoanalisi». E, a maggior precisione, ne cita anche i testi: ‹I manoscritti economico-filosofici› e ‹L’ideologia tedesca›.
Chi, fino ad oggi, si era orientato secondo schematiche classificazioni di comodo, è avvertito.
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K E Y W O R D S
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