Homo sapiens… • 2.7. Sulle ali dell’airone nero (4-5)

  •  P i e v a n i  (2 0 1 8)  •  2.7.  S u l l e  a l i  d e l l’ a i r o n e  n e r o  •

L’intuizione darwiniana, passata poi in secondo piano nelle ricerche novecentesche, fu che alla continuità di una trasformazione morfologica per selezione (l’organo si trasforma comunque sotto l’effetto delle pressioni selettive) non necessariamente corrispondesse una continuità progressiva della funzione, che a un certo punto può cambiare, permettendo così differenti modi di transizione funzionale. Alle spalle di questa idea di Darwin vi era una concezione della selezione naturale che permettesse una molteplicità di strategie evolutive possibili: adattamenti diretti, riadattamenti, cooptazioni funzionali a partire da strutture già esistenti.

Con questa semplice idea, si opera una scissione fra la forma e la funzione di un organo: la funzione non precede sempre la forma, determinandola. Così, l’evoluzione non appare più come il regno della necessità e di un’ottimalità adattativa di tipo quasi finalistico, ma come il risultato di adattamenti secondari e sub-ottimali, di bricolage imprevedibili. L’impiego adattativo attuale (più o meno soddisfacente) di una struttura non implica che questa sia stata costruita gradualmente e selettivamente per quell’impiego: ‹l’utilità attuale› e ‹l’origine storica› di un organo non necessariamente coincidono. L’airone nero africano utilizza le ali (a loro volta un ‹exaptation›) per creare in acqua un cono d’ombra nel quale attira i pesci: non un adattamento diretto dunque, ma un interessante effetto collaterale.

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K E Y W O R D S
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[]  T.  P i e v a n i,  ‹H o m o  s a p i e n s  e  a l t r e  c a t a s t o f i›,  M e l t e m i,  2 0 1 8³  (r i v.).
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