Nel 1967 i biochimici Allan Wilson e Vincent Sarich fecero un passo ulteriore. Applicarono una metodologia analoga (la comparazione era fatta questa volta sulle mutazioni genetiche nelle strutture proteiche del sangue) per datare la separazione fra le scimmie antropomorfe e i primi ominini. Era la prima applicazione del cosiddetto “orologio molecolare”, cioè il calcolo della data di separazione fra due specie a partire dalla misurazione delle differenze genetiche accumulatesi per deriva. L’ipotesi era ardita ma suggestiva: se le mutazioni genetiche, come pare, si accumulano con un ritmo uniforme dopo che due specie si sono separate l’una dall’altra, potremo definire la velocità dell’accumulo di tali cambiamenti differenziali; misurando la quantità di mutazioni diverse presenti in due specie attuali potremo allora calcolare con una certa precisione il tempo trascorso dalla loro separazione.
Se fra due specie si accumulano cento mutazioni ogni milione di anni e comparando i due corredi genetici troviamo seicento mutazioni, vorrà dire che le due specie si sono separate circa 3 milioni di anni fa. Un’idea semplice, con implicazioni di vastissima portata. Naturalmente tutto sta nell’accordarsi sulla regolarità del ritmo di mutazione e sulla velocità con la quale le mutazioni si accumulano nel tempo: se si premette che la velocità di cambiamento è bassa, il tempo si allunga; se la velocità è alta si accorcia.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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