• La terza e ultima categoria è quella del male interiore: da dove nasce?
Nessun animale si chiede perché vive: vive e basta. E fa di tutto, più o meno consapevolmente, per mantenersi vivo e dare alla propria prole l’occasione di vivere. A complicare le cose nell’uomo interviene una corteccia cerebrale particolarmente sviluppata che ci consente di possedere consapevolezza e progettualità, e dunque di mettere in relazione eventi diversi, talora lontani nello spazio e nel tempo. E mettere in relazione equivale a chiedersi perché e a che fine. Dato che non c’è sempre un perché o un fine, la nostra mente riscontra una disparità e la nostra anima prova una delusione e un profondo disagio. La maggior parte di noi va avanti comunque, godendosi anche i vantaggi e le soddisfazioni di tutto ciò che la nostra mente ci permette di conseguire. Sullo sfondo resta però sempre l’ombra del mondo che non è quello che credevamo. Non ci sarebbe forse alcun problema se sapessimo autoingannarci fino in fondo. Ma non è così. La nostra inesorabile corteccia cerebrale non ce lo permette: fruga, mesta, registra, compara, interroga, ipotizza, verifica e poi ci presenta il conto. In definitiva, il clima interno dell’uomo sembra affine al male perché in perpetua attesa di qualcosa e sbilanciato verso il futuro. L’uomo è progetto, ma il progetto è una mancanza e non certo una pienezza. Da qui nasce il disagio interiore che può sfociare, nei casi più gravi, nella depressione, cioè in una vera e propria patologia.
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K E Y W O R D S
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