In effetti, l’ipotesi della “East Side Story” che abbiamo delineato nel capitolo precedente ha subito un colpo abbastanza pesante a causa del ritrovamento di forme ominine in una zona molto a ovest della Rift Valley. Nel 1995 lo stesso Yves Coppens, insieme a Michel Brunet, presentò alla comunità scientifica i pochi reperti di un’australopitecina che abitò l’attuale regione del Ciad fra 3,5 milioni e 3 milioni di anni fa, quindi tremila chilometri a occidente della Rift Valley. Le caratteristiche di questa specie, chiamata ‹Australopithecus bahrelghazali› dal nome arabo della località di rinvenimento, sono molto vicine a quelle di ‹afarensis›, solo leggermente più moderne. L’ipotesi filogenetica più plausibile è che sia strettamente imparentato con gli ‹afarensis› e che si sia staccato da essi a causa di una migrazione verso ovest. Non tutti concordano, ma questa spiegazione potrebbe essere ancora compatibile con la teoria della East Side Story: le prime forme ominine potrebbero essersi formate a oriente della spaccatura e poi essere migrate in parte verso sud attraverso gli altipiani (‹A. africanus›) e in parte verso ovest attraverso la foresta (‹A. bahrelghazali›). Certo, la scoperta del ‹Sahelanthropus› nel 2002, in una zona vicina a quella del ‹bahrelghazali› ma con datazioni che sfiorano i 7 milioni di anni, dimostra che questa attitudine allo spostamento deve essersi fissata nei comportamenti degli ominini in tempi antichissimi, altrimenti l’ipotesi della East Side Story cade e deve essere sostituita da un’ipotesi di evoluzione multiregionale dei primi ominini (nati forse in tre zone contemporaneamente: in Africa orientale, centrale e meridionale).
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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