In effetti ‹garhi› è “sorprendente”, perché rappresenta una miscela unica di caratteri primitivi e di caratteri promettenti. ‹Garhi› ha un cervello scarso, di dimensioni non superiori a uno scimpanzé, ma al contempo i suoi arti inferiori hanno caratteristiche fortemente innovative: praticamente le sue gambe sono quelle che ritroveremo nel genere ‹Homo›. Ha il femore allungato di un ‹Homo erectus›.
Secondo White, in ‹garhi› prende forma effettivamente il “modello” anatomico che darà origine al genere ‹Homo› e la specie si colloca pertanto a metà fra ‹afarensis› e ‹Homo habilis›. Non è da escludere, addirittura, che ‹garhi› avesse cominciato a utilizzare le mani per costruire i primi strumenti litici, come parrebbe dal ritrovamento, nello stesso periodo e nella stessa zona in cui viveva ‹garhi›, di ossa di mammiferi con i segni della raschiatura da oggetto in pietra. L’associazione sicura fra i due tipi di reperti non c’è, ma quelle grotte non erano frequentate da molti altri ominini… Se la teoria fosse confermata, ‹Homo habilis› perderebbe il primato a cui deve il nome e la fama, per cederlo a un’australopitecina etiopica con il cervello da scimpanzé e la postura da umano. Davvero una bella sorpresa, cui seguiranno altre.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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