Vedremo che le alterazioni climatiche saranno una costante della storia naturale della nostra ascendenza. L’arco di tempo geologico ricoperto dall’evoluzione umana sarà sempre caratterizzato dalla turbolenza climatica e ambientale, un fattore cruciale (e spesso sottovalutato) per la struttura del nostro percorso evolutivo.
Sarebbe un errore però identificare l’habitat dei primi ominini con la savana odierna o con le grandi praterie africane che vediamo nei documentari televisivi, poiché esse si formarono non prima di un milione di anni fa. Probabilmente l’habitat frammentato dei primi ominini consisteva di ampie distese erbose, interrotte da tratti di foresta. Essi prediligevano le zone aperte vicino ai fiumi, dove stazionavano i grandi erbivori, possibilmente nelle vicinanze di canyon o di alture ricche di grotte dove trovare riparo. La nascita del nostro gruppo è legata al deterioramento graduale dell’habitat tradizionale delle scimmie antropomorfe, cioè la fitta foresta tropicale, ma non sappiamo in che modo. Gli indizi sembrano avvalorare l’ipotesi di una dinamica evolutiva più complessa rispetto alla semplice ed eroica “uscita dalla foresta”. Lo stesso ardipiteco, pur avendo adottato una postura eretta, viveva ancora in un contesto densamente ricoperto di foreste, camminando con i suoi piedoni sui rami, mentre nello stesso periodo i primi esemplari di australopitecine avevano semi-colonizzato le zone aperte. Appare probabile che le prime forme ominine abbiano vissuto in un habitat diversificato.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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