La combinazione unica di caratteri primitivi (da australopitecina) e di caratteri che permangono poi in ‹Homo› ha impedito agli scopritori di assegnare i resti così ben conservati di Malapa a una specie già esistente: ne è stata dunque battezzata una nuova, ‹Australopithecus sediba› (che nella lingua locale significa “sorgente”). Un altro ramoscello fa il suo debutto nell’albero intricato dell’evoluzione umana. Il giovane maschio e la femmina adulta — ai quali si aggiungeranno presto altri due individui scoperti nello stesso sito, anch’essi morti cadendo dentro la grotta dall’alto e rapidamente sepolti — presentano un puzzle di tratti in prevalenza tipici di ‹Australopithecus africanus› (la capacità cranica di 420 cc soltanto, le dimensioni ridotte del piano corporeo generale, le lunghe braccia) mescolati però a innovazioni “da ‹Homo›” (le pelvi più moderne da abile bipede, la dentizione più minuta, zigomi meno pronunciati). Queste ultime potrebbero essere adattamenti convergenti — comparsi cioè sia in queste australopitecine sia nei primi ‹Homo›, indipendentemente, a seguito di analoghi cambiamenti ambientali e di alimentazione — oppure essere l’indizio eclatante per candidare ‹Australopithecus sediba› come antenato comune del genere ‹Homo›. In effetti, è la più recente australopitecina mai rinvenuta finora e quella che condivide più caratteri derivati con ‹Homo›. Ma gli scienziati sono ancora divisi fra le due ipotesi.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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