La lettura fagiolesca di Freud deve essere stata, qualche decennio fa una volta per tutte, (se pure c’è stata) completamente balorda. Il concetto freudiano di «pulsione di morte» viene ritradotto a piacere in «istinto di morte» o «desiderio di morte», configurando quest’ultimo come «il desiderio di dare una coltellata in pancia al prossimo, ma che discorsi sono! Quello non è un desiderio, è odio». Come dire semplicità e genialità.
Ma la teorizzazione del nostro non ha sosta. Sa che dopo Freud anche Lacan ha forgiato una triade e, per non essere da meno, ne escogita più di una decina. Quella fondante è comunque formata da: la negazione, l’invidia e l’odio; ‹Le tre streghe›, altrimenti riformulate in: il fantasma [sic!] di sparizione, l’invidia e la bramosia. Infine c’è la rabbia, che è «l’affetto della bramosia». Quale ‹excessus mentis›! Bramosia, invidia, odio, rabbia… questa sì che si chiama innovazione teorica.
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K E Y W O R D S
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