Il bisogno di «benessere psichico» sale al primo posto per larghi strati di giovani e di intellettuali. Quell’insieme di atteggiamenti, teorie, intuizioni che i movimenti femministi prima, e quelli giovanili dopo, avevano espresso con lo slogan «il personale è politico», apre infatti la strada al convincimento che insieme se non prima del «nemico esterno» (la società repressiva, il sistema patriarcale e maschilista, il capitalismo, la DC, ecc., secondo le varie posizioni ideologiche) va affrontato e combattuto un «nemico interno» che può soffocare, distorcere o impedire non solo la propria gioia di vivere e di amare, ma anche il farsi della lotta politica stessa.
Questa esigenza si va maturando prima in modo sotterraneo e capillare (piccoli gruppi femministi di autocoscienza, collettivi di «pratica dell’inconscio»), poi pubblico ed esplosivo (slogan sulla «qualità della vita», teorie dei «flussi desideranti»), introducendo un linguaggio nuovo, spontaneo e non codificato, ma per lo più mutuato dalla «vulgata psicoanalitica».
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K E Y W O R D S
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