Si parla di Massimo Fagioli, l’ideatore di quella pratica detta «psicoanalisi collettiva» o «d’assemblea» (due o trecento persone a seduta), durante la quale si improvvisano e distribuiscono interpretazioni su sogni, lapsus, manchevolezze o insufficienze. La novità è data dall’assunzione, da parte di un giornale che è ribalta e portavoce del punto di vista e delle aspettative di migliaia di giovani, del pensiero del dottor Fagioli, impacchettato, sabato scorso, in una lunghissima intervista dal titolo «Inconscio mare calmo e liberazione umana».
Difficile, se non impossibile, trovare argomenti per rispondere a tesi che non sono tali, a una teoria che è una miscellanea di luoghi comuni, esortazioni al buon senso e categorie psicoanalitiche degradate e irriconoscibili. Si veda, ad esempio, l’uso del termine «resistenza» (nella psicoanalisi uno degli elementi fondamentali del conflitto psichico), qui ridotta a «resistenza» contro l’adattamento alla società e contro lo sfruttamento («io con il lavoro analitico aumento la resistenza»), secondo un’accezione più congeniale a Parri o Lajolo che a Freud.
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K E Y W O R D S
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