Se due geni allelomorfi 𝐴 ed 𝑎 hanno, in una determinata popolazione, le frequenze iniziali 𝘱 e 𝑞 (dove 𝘱 e 𝑞 possono assumere valori qualsiasi compresi fra zero e uno, e 𝘱 + 𝑞 = 1) per effetto delle leggi di Mendel tali frequenze non variano nelle generazioni successive, purché vengano rispettate alcune condizioni. Così, per fare un esempio concreto, supponendo che in una popolazione di un qualsiasi animale, vi siano, com’è caso molto frequente, due alleli 𝐴, che determina la colorazione cutanea, e 𝑎, che impedisce invece la formazione di pigmento (gene dell’albinismo); se le frequenze iniziali dei due alleli sono, per esempio, del 99,9 per cento per il gene 𝐴, e dello 0,1 per cento per il solo allelomorfo 𝑎 (frequenze che si possono esprimere con 0,999 e 0,001), esse non tendono a variare nel corso delle generazioni. Le condizioni necessarie perché si realizzi questa invariabilità sono quattro:
- che non vi sia mutazione da 𝐴 ad 𝑎, o viceversa;
- che nessuno dei tre tipi di individui che si possono formare per la combinazione di tali geni, e cioè 𝐴𝐴, 𝐴𝑎, 𝑎𝑎, sia avvantaggiato rispetto agli altri;
- che il numero degli individui che compongono la popolazione sia indefinitamente grande;
- che non vi siano immigrazioni di geni 𝐴 od 𝑎 per effetto di incroci con popolazioni contigue.
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[] C h. D a r w i n, ‹L’ o r i g i n e d e l l e s p e c i e›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 5.
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