Un precedente dell’opera è il poema ‹Atenaide› del dotto barnabita Francesco Maria Franceschinis, ‹L’Atenaide›, Tipografia della Minerva, Padova 1822-1823, 2ª ed. 1837, in cui pure troviamo un’Ipazia convertita al cristianesimo e predestinata a un martirio simile a quello, considerato reale, di santa Caterina.
Il connubio tra Ipazia e il neoplatonico Isidoro, per quanto inverosimile, non è frutto unicamente della fantasia di Diodata, ma proviene da un travisamento, probabilmente risalente a Esichio, riportato da Suida all’inizio del suo articolo (IV, p. 644, 2-3 Adler), dove si indica Ipazia quale «moglie» di Isidoro: cfr. 𝑠𝑢𝘱𝑟𝑎, parte I, cap. «Elegante insolenza».
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