Ipazia… • 2.9. Vergine celeste (n:4)

  •  R o n c h e y  (2 0 1 0)  •  II.  T r a d i r e  i  f a t t i  •

Già fugato da Irmscher, cit., l’equivoco è stato oggi totalmente dissipato da E. Livrea, ‹AP 9.400: iscrizione funeraria di Ipazia?›, «Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik» 117 (1997), pp. 99-102, che confermando sia l’attribuzione dell’epigramma a Pallada sia il suo carattere di celebrazione di una «santa» del paganesimo, lo suppone scritto «come epigrafe su una tomba o un cenotafio di Ipazia, che si immagina collocato in un tempio pagano oppure, meglio in un’istituzione educazionale (per es. di impronta platonica) ad Alessandria» e in cui «la raffigurazione forse musiva della volta celeste che accoglie Ipazia come ipostasi della Vergine sarà stata ben poco differente dai coevi mosaici cristiani».

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[]  S.  R o n c h e y,  ‹I p a z i a.  L a  v e r a  s t o r i a›  (2 0 1 0),  B U R,  2 0 1 1.
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