Quando i Cro-Magnon comparvero sulla scena, gli strumenti litici erano in uso da due milioni e mezzo di anni, ma quelli del Paleolitico superiore importati in Europa da queste popolazioni testimoniano capacità tecnologiche insuperate. La tecnica di base consisteva nel dare una forma approssimativamente cilindrica a un grosso nucleo di roccia, preferibilmente selce, dal quale venivano distaccate numerose «lame» lunghe e sottili con l’aiuto di un percussore di legno, osso o corno di cervide. Le lame avevano un margine lungo e tagliente, e potevano essere modificate per ottenere una varietà di strumenti specializzati. Molte venivano poi immanicate a un’impugnatura di legno o di osso. In questo modo, per ogni libbra di selce impiegata si aveva uno sviluppo dei margini taglienti dieci volte superiore a quello ottenuto con qualsiasi tecnica usata in precedenza, e l’immanicatura aggiungeva versatilità ed efficacia allo strumento. Per la prima volta, inoltre, compaiono strumenti su osso e corno di cervide di foggia accurata: punte d’osso assottigliate con mano esperta e palchi di cervidi raddrizzati per farne propulsori spesso adornati di un’elaborata decorazione. Molto simili a un bastone e usati dagli Eschimesi e dagli Aborigeni australiani in epoca storica, i propulsori hanno all’estremità posteriore un gancio in corrispondenza del quale viene collocato il tallone dell’arma da getto, mentre l’estremità frontale viene impugnata dal cacciatore. Costituendo di fatto un prolungamento del braccio di chi lo usa, il propulsore consente di lanciare il giavellotto più lontano e con maggior precisione.
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K E Y W O R D S
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[] I. T a t t e r s a l l, ‹I l c a m m i n o d e l l’ u o m o›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 1.
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