Evidentemente l’autore crede che l’organizzazione progredisca per salti improvvisi, ma che gli effetti prodotti dalle condizioni di vita siano graduali. Egli sostiene molto energicamente, basandosi su ragioni d’ordine generale, che le specie non sono immutabili. Ma io non riesco a vedere come i due supposti «impulsi» possano spiegare scientificamente i numerosi e meravigliosi coadattamenti che osserviamo dovunque in natura; non mi sembra che ciò possa spiegare, ad esempio, in che modo un picchio sia divenuto adatto alle sue particolari abitudini di vita. Lo stile energico e brillante, nonostante la scarsa precisione delle conoscenze e l’assenza di prudenza scientifica che si riscontrano nelle prime edizioni, assicurò immediatamente a questo libro una diffusione grandissima. A mio parere, la funzione molto utile che esso ha svolto in questo paese è stata quella di aver richiamato l’attenzione sull’argomento, di aver rimosso certi pregiudizi, e preparato così il terreno alla comprensione di idee analoghe.
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[] C h. D a r w i n, ‹L’ o r i g i n e d e l l e s p e c i e›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 5.
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