Nel 1852, il signor Naudin, botanico di grande valore, in un suo eccellente lavoro nella «Revue horticole» sull’origine delle specie, dichiarò espressamente di credere che le specie si formino in maniera analoga a quella in cui si formano le varietà attraverso la coltivazione; ed egli attribuisce questo processo al potere selettivo dell’uomo. Non spiega, però, in qual modo agisca la selezione in natura. Egli crede, come il decano Herbert, che le specie allo stato nascente, avessero maggiore plasticità che non oggi. Egli dà molto rilievo a ciò che chiama il principio della finalità, «potenza misteriosa, indeterminata; fatalità per gli uni, volontà provvidenziale per gli altri, la cui azione continua sugli esseri viventi determina in tutte le epoche dell’esistenza del mondo, la forma, il volume, e la durata di ognuno, in ragione del suo destino nell’ordine delle cose di cui fa parte. Questa potenza mette ogni membro in armonia con il tutto, adattandolo alla funzione che deve compiere nell’organismo generale della natura, funzione che è la sua ragion d’essere» [3].
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NOTE
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[3]. Da certi riferimenti che si trovano in Bronn, ‹Untersuchungen über die Entwicklungs-Gesetze› [sic!], risulta che Unger, celebre botanico e paleontologo, dichiarò, in uno scritto del 1852, la sua convinzione che le specie subiscano sviluppi e modificazioni. Così pure Dalton, nel 1821, espresse una convinzione analoga nel suo lavoro sui bradipi fossili, scritto in collaborazione con Pander. Opinioni simili, come è noto, sono state sostenute da Oken nella sua mistica ‹Natur-Philosophie›. Da altri riferimenti contenuti nell’opera di Godron, ‹Sur l’Espèce›, sembra che Bory Saint-Vincent, Burdach, Poiret e Fries abbiano tutti ammesso che vi sia una formazione continua di specie nuove. Posso aggiungere ancora che, dei trentaquattro autori citati in questa rassegna storica che ammettono la modificazione delle specie o per lo meno non credono in atti separati di creazione, ventisette hanno scritto su argomenti specifici di storia naturale o di geologia.
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[] C h. D a r w i n, ‹L’ o r i g i n e d e l l e s p e c i e›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 5.
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