Nel Seicento francese la figura di Ipazia era già affiorata, per la prima volta in età moderna, nel ‹Faramond ou l’Histoire de France› di Gautier de Costes de La Calprenède, monumentale romanzo rimasto incompiuto per la sopraggiunta morte dell’autore (tomi I-VII, Sommaville, Paris 1661-1670) e completato da Pierre d’Ortigue de Vaumorière (tomi VIII-XII), che ne curò l’edizione definitiva in 12 volumi (Sommaville 𝑒𝑡 𝑎𝑙., Paris 1664-1670). Ipazia è fuggevolmente menzionata nel cap. 3 del vol. IX, per bocca dell’imperatrice Atenaide-Eudocia, che chiede notizie «di Alessandria, della bella Ipazia e delle continue contese di Oreste con il dotto e pio Cirillo». «Volesse Iddio» le viene risposto «che questa fanciulla sfortunata, dopo tante disgrazie, trovasse infine la felicità per un qualche favorevole rivolgimento. Ma […] desidero questo bene senza sperarlo […] per una persona che mi è cara e che vedo minacciata da una morte orribile»; cfr. Asmus, cit., p. 19; Gajeri, cit., pp. 46-47.
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