Origine delle specie… • Compendio storico… (1)

  •  D a r w i n  (1 8 5 9,  1 8 7 2⁶)  •  … d e l  p r o g r e s s o  d e l l e  i d e e …  •  √en

Mi propongo di dare qui un breve compendio del progresso delle idee sull’origine delle specie. Fino a poco tempo fa, la grande maggioranza dei naturalisti credeva che le specie fossero immutabili e che fossero state create l’una indipendentemente dall’altra. Numerosi autori hanno abilmente sostenuto questo punto di vista. Alcuni naturalisti, invece, erano convinti che le specie subissero modificazioni, e che le attuali forme di vita discendessero per generazione regolare da forme preesistenti. Se si considerano i cenni fatti a questo riguardo dagli scrittori classici [1], Buffon è colui che per primo, nei tempi moderni, ha trattato l’argomento da un punto di vista scientifico. Tuttavia, poiché le sue opinioni cambiarono notevolmente in vari periodi, e poiché egli non si pose il problema delle cause e dei mezzi della trasformazione delle specie, non ritengo necessario entrare in particolari.

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NOTE
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[1]. Aristotele, nelle sue ‹Physicæ auscultaliones› (lb. 2, cap. 8, § 2), dopo aver osservato che la pioggia non cade apposta per far crescere il grano, come non cade apposta per danneggiare il contadino quando il grano viene trebbiato all’aperto, applica lo stesso argomento agli organismi, e aggiunge (secondo la traduzione di Clair Grece, che per primo mi ha segnalato questo passo): «Che cosa impedisce che le differenti parti [del corpo] abbiano in natura questi rapporti puramente accidentali? I denti, per esempio, crescono necessariamente taglienti nella parte anteriore della bocca, e servono a rompere gli alimenti; i molari crescono piatti, e servono a masticare; essi però non sono stati fatti con questo scopo, e la loro forma è il risultato di un caso. Lo stesso vale per le altre parti in cui sembra esserci un adattamento a uno scopo particolare. Perciò, in tutti quei casi in cui è avvenuto che tutte le cose riunite (cioè l’insieme delle parti di un tutto) erano fatte come per essere destinate a qualche scopo particolare, esse si sono conservate, poiché erano costituite in modo appropriato in forza di una loro interna spontaneità, e in tutti quei casi in cui le cose non erano costituite in tal modo, sono perite e continuano a perire». In queste parole troviamo adombrato il principio della selezione naturale; ma le osservazioni sulla conformazione dei denti dimostrano quanto Aristotele fosse lontano da una totale comprensione di questo principio.

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[]  C h.  D a r w i n,  ‹L’ o r i g i n e  d e l l e  s p e c i e›,  B o l l a t i  B o r i n g h i e r i,  2 0 1 5.
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