La riduzione della macroevoluzione a nulla più di un caso speciale di microevoluzione, operata dalla Sintesi, ebbe un grande effetto sulla biologia evoluzionistica del periodo postbellico. Le ricerche si imperniarono prevalentemente sull’origine e sul mantenimento degli adattamenti all’interno delle linee filogenetiche, e si affermò il concetto che la selezione naturale agisce sempre per «ottimizzare» gli adattamenti. L’esempio classico è il numero di uova per covata che un uccello può deporre: troppo poche possono ridurre il numero dei rappresentanti dei genitori nella generazione successiva; troppe pregiudicherebbero la loro possibilità di assicurare la sopravvivenza di ciascun piccolo. Dunque deve necessariamente esistere il numero ottimale di uova, anche se questo può essere vanificato dal comportamento di alcune specie. Il bucorvo cafro per esempio, produce due uova per ciascuna covata, ma il secondo viene deposto una settimana dopo il primo, e quando il fratello minore rompe il guscio il maggiore è già abbastanza robusto da poterlo eliminare mentre i genitori non stanno guardando. Questo comportamento è certamente vantaggioso per il primo nato, che in tal modo non dovrà più competere per le attenzioni dei genitori, ma come si accordi al principio dell’utilizzazione ottimale delle energie di questi ultimi è tutt’altro che evidente.
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K E Y W O R D S
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[] I. T a t t e r s a l l, ‹I l c a m m i n o d e l l’ u o m o›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 1.
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