LibriOggi (giugno 1978) • Risponde Massimo Fagioli (d2·r3-4)

  •  L i b r i O g g i  (1 9 7 8)  •  ‹i n t e r v i s t a  c o n  M a s s i m o  F a g i o l i›  •

La codificazione scientifica del pensiero negativo non può ignorare la scoperta della fantasia di sparizione come prima e fondamentale dimensione negativa di rapporto dell’uomo con la realtà. Il pensiero negativo, che è poi prassi negativa, trova la sua prima fonte nella creazione dell’astratto, del nulla, di Dio, da parte dell’uomo stesso; da parte di una pulsione umana che messa fuori dell’uomo è momento di immobilità e di paralisi nella storia umana, momento di coazione a ripetere. La stessa pulsione riportata dal cielo alla terra, dallo spirituale astratto alla materialità umana, riconquistata dall’uomo dalla alienazione cui è sempre andata incontro, fa il cambiamento, la trasformazione, il progresso, la stessa creatività umana. Riportata cioè dall’alienazione esterna, in cui fa di ciò che è ciò che non è (ovvero annulla) alla realtà materiale essa fa di ciò che non è ciò che è (ovvero crea).

Si sa che Marx non ha mai fatto studi sulla dimensione psichica umana, men che meno sull’inconscio, ma è interessante che le formulazioni coscienti di Marx e l’impostazione metodologica siano di tutta attinenza con il lavoro di psicoanalisi, contrariamente ai discorsi freudiani che non sono di nessuna attinenza con il lavoro psicoanalitico.

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K E Y W O R D S
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