Accade così che la qualità dell’avvenimento relazionale all’interno del contesto analitico viene definita da una visione del mondo inconsapevole che investe di senso e codifica, propone uno statuto che si vuole naturale e oggettivo, ma che in realtà rinvia all’immagine dell’uomo e ai possibili rapporti fra uomini da essa consentiti. E tanto più si costituisce il peso cospicuo e il carattere «forte» di questa antropologia quanto più essa tende a disporsi sul piano dell’accessorio, del contingente, quanto più pare ricevere legittimità solo a partire dalla necessità di elaborare ipotesi sulla clinica, così che Freud ha l’agio di evitare di presentarsi come un filosofo che imbraca il mondo — uno dei tanti — e il suo pessimismo di insinuarsi con una imperatività che dà la sensazione di provenire tutta da ciò che il dato clinico, più volte interrogato, consente di proporre. La presenza rilevante dell’antropologia si impone così proprio per le modalità del suo occultarsi, per ciò che nelle intenzioni non la propone come rilevante.
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K E Y W O R D S
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