[⇐] Questo pare ancor meno possibile oggi quando l’immagine di Marx si fa più difficile; nel momento in cui il presente apre difficoltà mai viste nel tessuto della sua opera, e nel momento in cui se ne possono mettere in evidenza aspetti così poco disponibili verso gli approdi apologetici ad una rivoluzione a portata di mano. Mi pare esemplare che, a questo proposito, Armando nel suo scritto, vada a cercare legittimazione per questo Marx, nel Tronti inscalfibile di «Operai e capitale» [20] e che le difficoltà che oggi incontra Marx acquistino per lui esclusivamente l’aspetto dell’edulcorazione maligna, alle cui spalle stanno — ovviamente — le persecutorie alchimie della famigerata «scienza borghese», sulla quale — ancora ovviamente — Fagioli ha detto una parola definitiva, spiegandone l’arcano [21].
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N O T E
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[20]. Op. cit. pag. 145.
[21]. Fagioli è assai avaro nel dirci che il terreno critico che lui rivendica nei confronti di Freud lo condivide con non pochi altri. E questo ce lo potrebbe dire senza che in nessun modo venisse lesa l’autonomia del suo contributo. Per esempio è facile notare che negli aforismi psicoanalitici dei «Minima moralia» ci sono quasi tutti gli accenti critici verso la psicoanalisi che animano il suo discorso. Certo che manca qualcosa, cioè Fagioli, ma questo non lo esimerebbe da nominare Adorno. Così come nel proverbio popolare tedesco che Adorno ripropone sempre nei Minima moralia (Il pensiero che uccide suo padre il desiderio è colpito dalla nemesi della stupidità) e intorno a cui ruota gran parte dello scritto adorniano, c’è ancora qualcosa di capitale per Fagioli — il tema della scissione dell’intelletto astratto — e anche qui silenzio. E si potrebbe continuare. In linea di massima si può dire che è assai poco ammissibile questo impassibile confondere ciò che è nuovo per lui — ciò che per lui è una scoperta — da ciò che è nuovo in assoluto (abitudine che condivide con Armando). Ma in questo far terra bruciata intorno si può leggere a mio avviso, ben più significativamente, il risultato di una implicazione teorica fondamentale. Una ulteriore prova del privilegiamento assoluto di ciò che agli altri manca. Il contenuto del II capitolo di Istinto di morte e conoscenza: appunto, il primato dell’ontologia si ripropone implicitamente. In questo senso Fagioli fa assai bene a non nominare mai Adorno.
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K E Y W O R D S
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