Ora se Fagioli, ed esplicitamente Armando [17], propongono i termini di fondo della incompatibilità fra l’antropologia freudiana e quella marxiana, ripercorrendo anche spunti critici presenti in molta critica marxista alla psicoanalisi, nel volersi collocare accanto a Marx e al posto di Freud, si ha la sensazione che lascino inalterata l’immagine di Marx, ereditandola tutta intera così com’è da quella tradizione verso cui sono critici intransigenti, Marx seguita così a fermarsi nello spazio angusto in cui lo relegano gli entusiasmi dei freudiani emancipatisti. Quale è questo Marx? Si tratta del Marx soprattutto indispensabile agli ontologi di sinistra, indispensabile a coloro che sono «marxisti» e a «sinistra» in nome di una «natura umana» da realizzare. Il teorico della rivoluzione, più che quello che scrive sul modo di produzione capitalistico. Il Marx per il quale non solo la storia è fattibile ma ha anche un senso; per eccellenza teorico dell’alienazione, e quello per cui tale alienazione si ricompone nelle vicende di una storia teleologicamente orientata verso il comunismo inteso come «realizzazione dell’uomo», «unificazione dell’esistenza e dell’essenza dell’uomo». Il Marx che, secondo le parole di Fagioli: «… nonostante duemila anni di pensiero scisso tendente all’annullamento e alla negazione dell’uomo, riesce a rifiutare la menzogna, riesce a proporre ‹verità umane›» [18]. E più in là — e questo è un aspetto meno appariscente ma molto importante — un Marx a tutto fondo, fissato in una immagine dove si sublima integralmente la complessa faticosità di un costrutto teorico irto di difficoltà, di spessore e di contraddizioni. Il Marx che secondo le parole di Armando: «‹ha indicato la strada della soddisfazione del desiderio› quando ci ha descritto il funzionamento della logica capitalistica… sottraendola alla tana della sua naturalezza» [19]. [⇒]
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N O T E
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[17]. Cfr. A. Armando, Per una psicoanalisi politica, Roma 1975 pag. 117-149.
[18]. Cfr. L’introduzione [sic!] alla seconda ed. di Istinto di Morte [sic!] e conoscenza, Roma 1977.
[19]. A. Armando, op. cit. pag. 145.
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K E Y W O R D S
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