LibriOggi (giugno 1978) • Risponde Massimo Fagioli (d3-r1)

  •  L i b r i O g g i  (1 9 7 8)  •  ‹i n t e r v i s t a  c o n  M a s s i m o  F a g i o l i›  •

Passando ora al piano della pratica analitica, quali implicazioni ha su questo terreno la sua teoria, e in particolare quali motivazioni e obiettivi stanno alla base del metodo della psicanalisi collettiva?

La psicoanalisi collettiva è psicoanalisi come cura specifica proprio perché rifiuta, nelle sue basi teoriche e metodologiche il freudismo. Rifiuta che l’essere umano sia originariamente e fondamentalmente pazzo, rifiuta che l’inconscio perverso sia l’unica realtà dell’inconscio umano. Afferma, nel suo stesso essere fatto concreto, che l’inconscio perverso è determinato da rapporti interumani perversi e violenti e da società in cui la ragione astratta lascia all’uomo soltanto la furbizia e la masturbazione. Rifiuta che l’inconscio sia soltanto un mondo di micro e macromostri da controllare e possibilmente da annullare nel setting privato in cui la microistituzione delirante del ruolo dell’analista ha la funzione della divinità annullante. Afferma che allorché esista e venga proposta la scoperta dell’io originario interno e inconscio come disposizione naturale al rapporto (cfr. Marx: l’uomo è per sua natura essere sociale), allorché esista una conoscenza, un sapere concreto come dinamica di prassi di rapporto interumano, come risposta e non come concetto astratto, è possibile e reale una cura psichica di massa, che diventa lavoro collettivo di emancipazione dall’ignoranza, dalla confusione, dai rapporti privati parziali e sadomasochisti, liberazione dal dominio dei più astratti, dei più forti, dei più violenti.

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K E Y W O R D S
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