PeSU (1979, n. 2) • Le malie della strega (30)

  •  P o g g i a l i  (1 9 7 9)  •  P s i c o t e r a p i a  e  S c i e n z e  U m a n e,  n. 2  •

Va detto anche che qui si compie la perdita di ogni possibilità per la psicoanalisi di preservarsi come sapere povero, «inquietante e dell’inquietante». Il suo perenne oscillare sul filo che separa il fragile e precario nuovo che essa ci propone — il di ‹meno› rispetto al ‹di più› di un sapere millenario — si traduce d’un balzo in un connubio felice con ciò che di questo sapere maggiormente la seduce e la minaccia. Il ricorso alle «informazioni della strega» [10] esce dai confini di un uso controllato. La complicità delle malie che ci portano dove non ci è concesso, diventa il dominio assoluto — ‹assai› «perspicuo» e ‹assai› «dettagliato» — di qualcosa che evocato prende la mano e detta legge. Detta ‹La› legge. Perché questo è per l’appunto l’aspetto più visibilmente contraddittorio di quanto sta accadendo a Fagioli. Il confronto con il «drago» della istituzione psicoanalitica lo conduce a insediarsi là dove essa trova le ragioni del proprio potere. Egli finisce per affidare alla sua «scoperta», la capacità di decidere sul come e sul perché si è o non si è analisti.

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N O T E
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[10]. Cfr. S. Freud, «Analisi terminabile e interminabile», Torino 1977, pag. 72.

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K E Y W O R D S
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