PeSU (1979, n. 2) • Le malie della strega (51-52)

  •  P o g g i a l i  (1 9 7 9)  •  P s i c o t e r a p i a  e  S c i e n z e  U m a n e,  n. 2  •

Peraltro, questa nascita, questa possibilità di nascere di cui Fagioli ci parla, se non si vuole che si tolga nell’istante stesso in cui ci viene data, deve essere in qualche modo dimenticata, deve farsi di una povertà assoluta. Anch’essa in fondo non può pretendere altre garanzie che il suo stesso desiderio, che ogni volta è costretto a subire la paura di perdersi. Chiunque si dia da fare per assicurarne la salvezza, finisce solo per mostrarne la fragilità.

In tal senso il richiamo ai termini del processo analitico come ‹esperienza›, è contraddetto dallo sforzo di legittimarla con ciò stesso che la nega. Proclamare a gran voce e ai quattro venti che è stato scoperto il meccanismo per il quale gli uomini possono fare esperienza non equivale a privarli nello stesso istante della medesima? Non vuol dire negarla, questa esperienza, nel momento in cui ci viene detto che la si fa perché qualcuno ha ‹scoperto› che la si può fare e ci dice anche in cosa consiste? Perché questo forsennato rispondere e prender parola? E questo è un vecchio vizio psicoanalitico. Riempire i vuoti. Riempire la morte con il già dato. Con la morte.

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K E Y W O R D S
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