PeSU (1979, n. 2) • Le malie della strega (8)

  •  P o g g i a l i  (1 9 7 9)  •  P s i c o t e r a p i a  e  S c i e n z e  U m a n e,  n. 2  •

Tale antropologia ha da sempre vissuto in una situazione estremamente contraddittoria. Da un lato Freud ne ha spesso sottolineato il carattere congetturale e non definitivo (e lui stesso nel corso della sua vita ha più volte modificato in vari modi tali assunti); dall’altro, però, se si guarda più da vicino la qualità di queste modifiche, ci si rende presto conto che esse si sono prodotte senza mai mettere in discussione gli assunti di valore ultimi e impliciti, che si mantengono uniformi, inscritti in una visione del mondo omogenea e culturalmente specifica, dall’originario «Progetto di una psicologia» fino agli ultimi scritti. Anzi si può dire che siamo davanti a qualcosa che più che modificarsi, segue una linea coerente di sviluppo. Cosicché la modificabilità diviene nei fatti un criterio che vale solo ‹all’interno› di una scelta di campo definitiva, che, semmai, costruisce progressivamente la propria specifica organizzazione interna. Il «pessimismo» di Freud non consente di essere risolto nella qualità della socializzazione di un piccolo borghese ebreo nato nella metà dell’ottocento, o nella guerra, o nelle dolorose vicende familiari. Siamo comunque chiamati a misurarci con la clinica. Siamo chiamati al confronto con qualcosa che ci viene dato come un terreno oggettivo, capace di parlare il «nudo linguaggio dei fatti».

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K E Y W O R D S
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