Il decreto ‘Sblocca Italia’ è stato stilato da Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti del governo guidato da Enrico Letta e poi del governo Renzi fino al 20 marzo 2015, quando si è dimesso a causa dello scandalo delle ‘grandi opere’ (pur non essendo indagato, come tiene a precisare). «Questo è il più grave attacco al sistema della tutela del paesaggio e del patrimonio culturale mai perpetrato da un governo della Repubblica. Anzi, si tratta dell’attacco finale e definitivo», scrissero in una lettera appello contro il ddl Madia giuristi, archeologi e storici dell’arte come Rodotà, Settis e Montanari. Con loro, intellettuali e scrittori, tra cui Corrado Stajano, il Nobel Dario Fo, Carlo Ginzburg e molti altri, chiedevano alla prima carica dello Stato di «opporsi con ogni mezzo a tale disegno politico» [45]. Accadeva a fine luglio 2015. Subito dopo la pausa parlamentare di agosto il ddl Madia è stato convertito in legge. Con il decreto ‘Sblocca Italia’, con la ‘riforma’ Franceschini [46] che disarticola e ridisegna in modo astratto il sistema museale e delle soprintendenze, con il ritorno della trappola del silenzio-assenso, l’Italia è precipitata in uno dei momenti più bui riguardo alla tutela del patrimonio storico-artistico. [⇒]
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NOTE
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[45]. Il 27 luglio 2015 al presidente Mattarella fu inviata da Settis e molti altri la lettera ‹Non si uccide così l’articolo 9 della Costituzione›, contro la riforma Madia sulla riorganizzazione dell’amministrazione statale che ha imposto la confluenza delle soprintendenze nelle prefetture (ddl 1577/2015, art. 8 comma 1e). «Chiediamo al Presidente della Repubblica di vigilare su questa e ogni altra violazione dell’art. 9 della Carta; ai Presidenti del Senato e della Camera di garantire un’adeguata discussione parlamentare; al ministro Franceschini, attuale titolare del MiBACT, di opporsi con ogni mezzo a tale disegno politico». Purtroppo, così non è stato.
[46]. Con la ‘riforma’ Franceschini (Dpcm 29 agosto 2014, n. 171) e la seconda tranche riformistica (Dm 23 gennaio 2016) e gli altri provvedimenti citati, è stato creato artificialmente un sistema museale con 20 musei di eccellenza e 17 poli museali, incaricato della valorizzazione del patrimonio, mentre restano in secondo piano, con le soprintendenze archeologiche, gli archivi e le biblioteche. Alle proteste per l’accorpamento di 17 soprintendenze archeologiche con quelle per il paesaggio e le belle arti, il ministro Dario Franceschini ha risposto il 5 febbraio 2016 su “la Repubblica”: «Si, è vero, ma ne ho create 41 nuove: 39 uniche più due speciali, Roma e Pompei» (‹sic!›).
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[] S. M a g g i o r e l l i, ‹A t t a c c o a l l’ a r t e›, L’ A s i n o d’ o r o, 2 0 1 7.
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