Attacco… • 4. L’iconoclastia dell’arte contemporanea (1)

  •  M a g g i o r e l l i  (2 0 1 7)  •  4.  … d e l l’ a r t e   c o n t e m p o r a n e a  •

Tra la fine del Novecento e il primo quindicennio degli anni Duemila l’arte contemporanea sembra aver vissuto una lunga notte piena di incubi orrorifici, quanto improbabili, popolati di squali in formaldeide (firmati Damien Hirst), bambole gonfiabili (Jeff Koons), cloache meccaniche (Wim Delvoye), autoritratti scolpiti nel proprio sangue congelato (Marc Quinn) e via di questo passo. Si è dispiegato così un universo visivo di figure grottesche, di funeree nature morte, di trovate goliardiche e raccapriccianti. Nel frattempo l’estetica si innamorava dei cyborg e del ‘post-umano’ sostenendo le azioni sceniche masochistiche di personaggi come Stelarc, che si esibiva nudo agganciato a supporti con decine di uncini conficcati nella pelle. La carne, la morte e il diavolo. Torna la vecchia triade romantica studiata da Mario Praz con una variante: al posto del demonio compare un automa; analogo alle modelle anoressiche che Vanessa Beecroft rende indistinguibili dai manichini. Negli anni Novanta sono salite alla ribalta internazionale insieme ai mutanti di Matthew Barney e ai giganteschi manga di Takashi Murakami, prodotti in serie, con un sistema di fabbricazione che va ben oltre quello della Factory di Andy Warhol, che al confronto pare artigianale.

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[]  S.  M a g g i o r e l l i,  ‹A t t a c c o  a l l’ a r t e›,  L’ A s i n o  d’ o r o,  2 0 1 7.
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