«L’idea che ogni oggetto della realtà sia ugualmente adatto a divenire oggetto d’arte è certo seducente, ma non è né profonda né sostenibile», scriveva in modo lungimirante il sociologo e filosofo Georg Simmel già nel 1895. Ma sciaguratamente non fu ascoltato. E nell’ideologia surrealista che nega l’identità sana e creativa dell’artista caddero anche pittori come Paul Klee. Come si evince dall’irrazionalismo sonnambolico a cui sono ispirate alcune sue opere e dai suoi teatrini meccanici di pupazzi, automi, figure mostruose che risentono indiscutibilmente dell’estetica dada e surrealista. Il pittore che da giovanissimo cercava di rappresentare l’invisibile e che aveva trovato la sua ora più felice scoprendo la forza del colore durante un viaggio in Tunisia, cadde nella trappola che mette insieme arte e pazzia, rinnegando la matrice stessa della propria opera, non distinguendo l’irrazionalità sana e creativa, dalla realtà del malato. Nei suoi ‹Diari›, Paul Klee arrivò a negare la realtà sana del bambino paragonandola alla dimensione distruttiva del malato di mente: «Non ridere lettore! Anche i bambini conoscono l’arte […] fenomeni analoghi sono le creazioni dei malati di mente e non è affatto un vituperio parlare in questi casi di puerilità o di pazzia» [20]. Prima di leggere i suoi diari mi ero sempre chiesta perché i suoi quadri che imitano modalità infantili mi fossero sempre sembrati sinistri, inquietanti, ripetitivi. La sensazione era che avessero qualcosa di segretamente violento, confuso e confusivo. Non si tratta di dare un giudizio morale, ma di andare alla radice di una contraddizione profonda, di un modo di pensare che poi rese impotente l’artista svizzero di fronte alle accuse naziste. Klee rimase profondamente ferito, quasi annichilito, quando la sua opera fu bollata come degenerata e i suoi quadri diventarono oggetto di scherno, esposti con cartelli infamanti, accanto a testimonianze di malati di mente nella mostra nazista del 1937. Come uomo e come artista si trovò completamente disarmato.
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NOTE
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[20]. P. Klee, ‹Diari 1898-1918›, Il Saggiatore, Milano 2010, p. 273. Cfr. G. Di Giacomo, ‹Introduzione a Klee›, Laterza, Roma-Bari 2003.
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[] S. M a g g i o r e l l i, ‹A t t a c c o a l l’ a r t e›, L’ A s i n o d’ o r o, 2 0 1 7.
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