«Un danno incalcolabile», «un massacro totale», «la distruzione di un patrimonio da 20 milioni di euro». «È come se un incendio avesse distrutto tutto». Forse nulla più delle parole del procuratore regionale campano della Corte dei conti, Tommaso Cottone, consente di comprendere l’importanza della denuncia presentata da tre dipendenti dell’antica biblioteca conventuale dei Girolamini di Napoli che nella primavera del 2012 fermò il saccheggio dei suoi preziosissimi libri. Un atto di civiltà, il loro, ma anche di paro coraggio, considerando che Maria Rosaria Berardi, suo fratello Piergianni e Bruno Caracciolo come bibliotecari-custodi erano dipendenti con un contratto a tempo determinato, e che tra gli accusati c’erano Marino Massimo De Caro, direttore della biblioteca, e padre Sandro Marsano, il conservatore. Precari insomma. Che non hanno esitato a mettere a rischio il proprio posto di lavoro per porre fine all’emorragia di rarissimi volumi dagli scaffali di questo monumento nazionale che fu aperto al pubblico nel 1586.
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[] S. M a g g i o r e l l i, ‹A t t a c c o a l l’ a r t e›, L’ A s i n o d’ o r o, 2 0 1 7.
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