Ora non si tratta di fare i nostalgici delle avanguardie storiche. Non avrebbe senso. Vanno viste nel loro contesto storico e sociale. Notando che proprio in concomitanza di scoperte scientifiche che avvennero in quegli stessi anni si aprì un campo di sperimentazione artistica nuovo e affascinante: la pittura scopriva la bellezza e la fantasia di un linguaggio per immagini diverso da quello lucido e diurno. Parliamo di una svolta che si concretizzò già nel 1905, dapprima attraverso il colore, con i fauves. Da cui Henri Matisse si sarebbe ben presto separato per fare una propria ricerca che non abbandona del tutto la figurazione ma ne offre una torsione onirica, sulla strada aperta da Cézanne. Nell’universo dell’autore di ‹Nudo blu› si sarebbe tradotta in figure deformate, leggere, stilizzate, che danzano senza toccare terra, in ‹découpage› che si arrampicano sulle pareti arrivando a ricreare interamente gli spazi, superando la divisione fra pittura e architettura.
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[] S. M a g g i o r e l l i, ‹A t t a c c o a l l’ a r t e›, L’ A s i n o d’ o r o, 2 0 1 7.
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