Attacco… • 4.6. Quando la Cia pianificò il successo… (…2a)

  •  M a g g i o r e l l i  (2 0 1 7)  •  4.  … d e l l’ a r t e  c o n t e m p o r a n e a  •

[⇐]   Anche l’idea dell’Action painting era di derivazione surrealista e, quando prevaleva la meccanica del gesto, il fare materiale, il risultato finale, caotico, non lasciava trasparire nessuna immagine latente. Nonostante il trasporto e la dedizione totale, l’attenzione del pubblico e il successo non arrivavano. Poi però il critico Clement Greenberg cominciò a parlare del «talento vulcanico» di Pollock contribuendo a creare il mito dell’artista indisciplinato, imprevedibile, che diventava irascibile quando beveva. Fu così che quell’artista fragile che aveva avuto il coraggio di abbandonare la figurazione per cercare qualcosa di più profondo inventando il dripping e dando vita a una sua originale Action painting si ritrovò cucito addosso il ruolo dell’artista maledetto in versione americana, rude e condita di machismo. Più lui si rappresentava come vicino all’ingenuità e all’animismo dei Navajo emulando le loro pitture di sabbia, più si affannava a parlare di ricerca sull’inconscio (benché intossicato dalla visione archetipica e religiosa di Jung), più gli veniva gettata addosso la maschera trasgressiva, di burbera fierezza dei pionieri americani, come volevano i media (celebre la copertina di “Time” del 1949) e come volevano, non solo i collezionisti, ma anche la Cia [14] che, negli anni della guerra fredda, aveva visto nell’Espressionismo pittorico made in Usa un’arma per conquistare l’egemonia in Occidente, sconfiggendo l’Unione Sovietica anche dal punto di vista culturale. Il successo, ben orchestrato, attrasse Pollock in questo gioco più grande di lui.

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NOTE
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[14]. Nell’articolo ‹American Painting During the Cold War› del 1973, Max Kozloff fu il primo a sostenere che la libertà pittorica degli artisti americani, al contrario dei russi costretti al realismo socialista, rappresentava all’estero la libertà americana. Ma fu Eva Cockcroft, nell’articolo ‹Abstract Expressionism, Weapon of the Cold War› del 1974, a scrivere che il MoMA, alleato della Cia, pilotò il successo dell’Espressionismo astratto e dell’Action painting con personaggi quali Thomas W. Braden, segretario esecutivo del MoMA tra il 1948 e il 1949, passato alla Cia nel 1950, e Porter McCray, direttore dei programmi internazionali, che proveniva dagli uffici per le relazioni internazionali di Rockefeller.

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[]  S.  M a g g i o r e l l i,  ‹A t t a c c o  a l l’ a r t e›,  L’ A s i n o  d’ o r o,  2 0 1 7.
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