Gli esempi che potremmo ancora fare sono molti ma sarebbe un’arida tassonomia, noiosa come i libri del marchese De Sade. Ci sembra di aver mostrato abbastanza come l’arte contemporanea cerchi l’effetto trauma, pratichi la masturbazione mentale, l’astrusità, non definendole tali. Per ricapitolare, a questo punto appare evidente che da quel 1917, quando nacque l’arte concettuale con l’orinatoio di Duchamp, l’approccio visivo ed emotivo a un’opera è diventato secondario. E la fruizione cerebrale ha prodotto deserti, sempre più autoriflessivi e autistici. Del resto l’onanismo è stato da tempo sdoganato, con le performance anni Settanta dell’americano Vito Acconci che si masturbava in pubblico. Se qualcuno lo facesse per strada qualcun altro chiamerebbe la neuro. Ma farlo in un museo è arte. Così come tagliarsi con rasoi come faceva Gina Pane inzuppando di sangue il completo bianco» [29]. Così come dormire, mangiare e liberarsi l’intestino a vista, stando in vetrina, come faceva Marina Abramovič. Oppure farsi riprendere durante continue operazioni di chirurgia estetica come ha fatto Orlan, mostrando il proprio volto alla fine completamente deformato e distrutto. «Nella Body art le azioni risultano piene di spunti nietzschiani, espressionisti, esistenzialisti, sicché varie ideologie coesistono in questo fenomeno», fa notare Lea Vergine, per molti anni critico del quotidiano “il manifesto”. Facendo convivere ideologie antinomiche e pratiche distruttive, come abbiamo visto. Il risultato sono performance, video, sequenze fotografiche in cui vanno in scena ribellioni fallite, che finiscono drammaticamente nella pazzia, celebrata da gran parte della Body art occidentale non come malattia mentale che può essere curata, ma come condizione immutabile, consustanziale all’essere umano.
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NOTE
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[29]. Cfr. S. Maggiorelli, ‹Dialogo sull’arte, intervista allo psichiatra Domenico Fargnoli›, in D. Fargnoli, ‹Arte senza memoria›, Carlo Cambi editore, Siena 2007, pp. 30-31 e C. Di Agostino, M. Fabi, M. Sneider, ‹Autolesionismo. Quando la pelle è colpevole›, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2016, p. 48.
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[] S. M a g g i o r e l l i, ‹A t t a c c o a l l’ a r t e›, L’ A s i n o d’ o r o, 2 0 1 7.
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