Nell’esporre questa tesi, van Inwagen cita a proprio sostegno uno dei filosofi più provocatori della scena contemporanea, Colin McGinn, il quale, in effetti, con toni simili (ma intenzionalmente più paradossali), scrive che «il libero arbitrio è un mistero e in ciò consiste la sua possibilità» [7]. McGinn, in particolare, mette in luce come il suo scetticismo rispetto alla libertà dipenda dall’idea che noi non abbiamo (né potremo mai avere) la benché minima idea di come gli stati mentali possano causare cambiamenti nel mondo fisico. In una parola, la libertà è un mistero perché lo è la ‹causazione mentale›: «Il libero arbitrio è causazione mentale in azione, la misteriosa interfaccia tra la mente e l’azione» [8].
L’idea di McGinn è semplice. Quando un agente ‹desidera› mangiare, ‹crede› che sul tavolo vi sia una mela, ‹intende› prendere quella mela per mangiarla ed effettivamente compie l’azione di afferrare quel frutto e di addentarlo, si tratta di un caso di causazione mentale. Quel che occorre chiedersi, allora, è se noi siamo in grado di dare conto di questo processo causale preservando, nello stesso tempo, lo spazio della libertà. Secondo McGinn, non possiamo.
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N O T E
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[7]. McGinn (1999, p. 168). Nel caso di McGinn, peraltro, lo scetticismo non è limitato alla questione della libertà, ma si estende ad altre nozioni teoreticamente centrali, come quelle di coscienza, significato, identità personale e conoscenza.
[8]. Ivi, pp. 167-168.
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K E Y W O R D S
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[] M. D e C a r o, ‹I l l i b e r o a r b i t r i o …›, L a t e r z a, 2 0 0 4.
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