▭ • D e C a r o (2 0 0 4) • I n t r o d u z i o n e | U n m i s t e r o f i l o s o f i c o •

Inoltre ci sono ragioni più specifiche per pensare che la questione della libertà ‹non› sia stata affatto risolta dal progresso scientifico. Ad esempio, è opinione oggi diffusa che l’indeterminismo quantistico non abbia ricadute significative al livello macroscopico: così, secondo molti autori, alla luce delle nostre attuali conoscenze è ragionevole ritenere che al livello macroscopico la tesi deterministica sia ‹approssimativamente› vera e che, dunque, gli eventi macroscopici in genere, e le nostre azioni in particolare, manifestino comportamenti sostanzialmente deterministici [39]. Questo atteggiamento trova rispondenza in molte scienze particolari: così, al contrario di quanto accade in microfisica, nell’ambito delle scienze del comportamento si assiste oggi a una potente ripresa di credito di teorie che, a vario titolo, possono dirsi deterministiche. Lo spettro teorico, in questo senso, è molto ampio: teorie deterministiche sono oggi comuni in biologia (con il determinismo genetico, ad esempio), nelle neuroscienze, in psicologia (si pensi alla psicologia evoluzionistica), in molte teorie delle scienze sociali. Da ciò segue che se veramente il determinismo rappresentasse una minaccia per la libertà umana (un punto, in realtà, come vedremo, controverso), allora dovremmo concludere che quella minaccia non ha cessato di incombere su di noi.
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N O T E
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[39]. Secondo questo punto di vista, lo scarto tra il determinismo vero e proprio e il quasi-determinismo del mondo macroscopico non avrebbe ricadute apprezzabili dal punto [+di vista?] pratico: cfr. Honderich (1988), Weatherford (1991, cap. 10), Pereboom (2002), Bishop (2002). L’idea opposta, secondo la quale l’attività cerebrale sarebbe caratterizzata da un indeterminismo molto significativo, è difesa da Eccles (1994) e Penrose (1989 e 1994). Un punto di vista equilibrato sembra essere quello di Owen Flanagan (2002, cap. 4), secondo il quale «alcune ricerche nelle teorie del caos e della complessità e nella teoria dei sistemi dinamici auto-organizzati suggeriscono che il sistema nervoso umano operi, almeno a volte, con modalità ontologiche indeterministiche». Flanagan, tuttavia, riconosce che non è affatto chiaro se queste modalità indeterministiche siano effettivamente ontologiche o non dipendano piuttosto dalla nostra ignoranza. E, comunque, non è affatto evidente quale rilevanza tale indeterminismo avrebbe per la questione della libertà.
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K E Y W O R D S
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