Libero arbitrio… • 0.11. Un altro fraintendimento (4)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Ma è tempo, ormai, di guardare a questo problema più da vicino. Inizieremo dunque considerando il libertarismo, ovvero la famiglia di concezioni che radicano la libertà nell’indeterminismo.

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Libero arbitrio… • 0.11. Un altro fraintendimento (3)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

In primo luogo, come si vedrà, il livello di sofisticazione con la quale le suddette opzioni teoriche sono state esplorate negli ultimi decenni è assai superiore a quello del passato. In secondo luogo, è molto migliorata la comprensione di alcuni nodi concettuali essenziali (come il nesso libertà-responsabilità, il significato della ‘possibilità di fare altrimenti’, i diversi tipi di causalità). Inoltre gli apporti della filosofia della scienza e della filosofia della mente hanno modificato sostanzialmente il modo in cui si discute di determinismo, indeterminismo e causazione mentale. Infine, recentemente sono stati proposti argomenti originali — come il celebre ‹Consequence Argument›, l’arma più tagliente contro il compatibilismo, su cui tornerò nel secondo capitolo — che hanno fatto progredire notevolmente la discussione, anche se (va detto) non necessariamente ci hanno portato più vicino a una soddisfacente soluzione della controversia. Possiamo dunque dire che la discussione contemporanea ha quantomeno migliorato di molto la nostra comprensione del problema del libero arbitrio.

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Libero arbitrio… • 0.11. Un altro fraintendimento (2)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

In effetti, è innegabile che la discussione contemporanea dipende, per molti versi, da quelle del passato. Lo spettro delle opzioni teoriche non è sostanzialmente cambiato, alcuni argomenti classici sono ancora molto discussi e, in definitiva, lo strumentario concettuale è, per molti aspetti, simile a quello forgiato nel Seicento e nel Settecento. Nondimeno, il giudizio di Chisholm è, a mio giudizio, estremamente riduttivo.

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Libero arbitrio… • 0.11. Un altro fraintendimento (1)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Spesso si sente affermare che la discussione contemporanea sulla libertà non ha, in fondo, aggiunto nulla di veramente nuovo rispetto a quanto i filosofi sono andati dicendo dai tempi di Hobbes, Locke e Hume, i quali declinarono in termini naturalistici un tema che fino ad allora aveva avuto carattere teologico. Anzi, secondo alcuni, ‹mutatis mutandis›, la discussione contemporanea non è molto originale nemmeno rispetto al finissimo dibattito medievale. Una citazione da Roderick Chisholm, uno dei protagonisti del dibattito contemporaneo è, in questo senso, molto significativa:
È forse superfluo notare che, con ogni probabilità, riguardo a questo antico problema non è possibile dire alcunché di veramente significativo che non sia già stato detto in passato [57].

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[57]. Chisholm (1964a, p. 55).

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Libero arbitrio… • 0.10. Le opzioni teoriche (5)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Prima di entrare nel merito di questi temi, occorre però dire qualcosa su un altro comune fraintendimento.

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Libero arbitrio… • 0.10. Le opzioni teoriche (4)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Il proposito fondamentale di questo volume è di offrire un quadro per quanto possibile completo del dibattito contemporaneo. Nel primo capitolo discuterò dunque del libertarismo e nel secondo del compatibilismo [56]. Il terzo capitolo sarà invece dedicato alle posizioni dell’incompatibilismo antilibertario, che sono scettiche rispetto alla libertà. Il quarto capitolo, poi, tratterà del nesso tra libertà e responsabilità. Nel quinto ed ultimo capitolo, infine, presenterò una proposta personale per sciogliere alcuni nodi della questione. In particolare, svilupperò una teoria della libertà che, riconoscendo peso ontologico alle peculiari modalità con cui le scienze umane guardano agli uomini in quanto ‹agenti›, pone in questione il monismo ontologico e causale del naturalismo scientifico corrente senza per questo rifiutare la concezione scientifica del mondo.

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[56]. Queste due posizioni, si noti, non sono logicamente contraddittorie (come lo sono invece compatibilismo e incompatibilismo), ma contrarie, in quanto possono essere contemporaneamente false (ad esempio, nel caso in cui, in effetti, la libertà fosse impossibile), anche se non possono essere contemporaneamente vere.

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Libero arbitrio… • 0.10. Le opzioni teoriche (3)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Vi sono poi gli ‹incompatibilisti antilibertari›, i quali invece negano la libertà umana. Alcuni di essi (i cosiddetti ‹deterministi hard›) pensano che il mondo sia deterministico e che dunque, data l’incompatibilità tra libertà e determinismo, nel mondo non vi sia libertà. Altri (gli ‹scettici›) pensano invece che la libertà umana sia incompatibile, oltre che con il determinismo anche con l’indeterminismo; dunque, per questi autori, la libertà è semplicemente impossibile.

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Libero arbitrio… • 0.10. Le opzioni teoriche (2)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

L’‹incompatibilismo› è semplicemente la negazione del compatibilismo. Si tratta, dunque, di una posizione meramente ‹destruens›, che si limita a negare la compatibilità della libertà con il determinismo causale. Per quanto riguarda la ‹pars construens›, invece, gli incompatibilisti si dividono in diverse fazioni. Vi sono, innanzitutto, gli ‹incompatibilisti libertari› (da qui in poi, semplicemente ‘libertari’), i quali in positivo affermano tre tesi: che la libertà è compatibile con l’indeterminismo causale, che nel mondo umano è presente una significativa quantità di indeterminismo e che gli esseri umani godono della libertà.

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Libero arbitrio… • 0.10. Le opzioni teoriche (1)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Molte sono le concezioni che si fronteggiano nella discussione sul libero arbitrio. Una prima divisione fondamentale è quella tra due grandi famiglie di teorie: il compatibilismo e l’incompatibilismo [54]. Secondo il ‹compatibilismo› (la concezione che, nella sua forma classica, fu sviluppata da Hobbes, Locke, Hume e Mill) il determinismo non impedisce affatto la libertà. È importante notare che, in sé, tale tesi non impegna a sostenere che il nostro mondo sia deterministico né che gli esseri umani siano liberi; essa, piuttosto, impegna ad accettare una definizione di libertà compatibile con il determinismo [55].

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[54]. Questa terminologia si deve a van Inwagen (1983).

[55]. Detto in termini metafisici: per un compatibilista vi sono mondi possibili che contengono esseri liberi, anche se tutti gli eventi che accadono in quei mondi sono determinati. Questa tesi può essere integrata in diversi modi: un compatibilista può, infatti, affermare tanto che il ‹nostro› mondo è deterministico quanto che è indeterministico e, nel contempo, assumere oppure negare la ‹nostra› libertà. Come si vedrà, però, nel terzo capitolo alcuni filosofi (talora detti ‹supercompatibilisti›) ritengono che il determinismo, oltre ad essere compatibile con la libertà, ne sia anche condizione ‹necessaria›: dunque, secondo questo punto di vista, non può darsi libertà senza determinismo.

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Libero arbitrio… • 0.9. Analisi filosofica e ricerca… (…8a)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

[⇐]  Inoltre la discussione sulla rilevanza filosofica delle spiegazioni evolutive (e sulle loro presunte, portentose potenzialità) non si restringe certo al tema del libero arbitrio, ma tocca altre questioni fondamentali, come la coscienza, l’intenzionalità, la morale, la conoscenza; essa dunque non può essere esaurita qui [52]. Per quanto riguarda, comunque, il senso generale del tentativo di Dennett (su alcune delle sue tesi particolari tornerò poi), basterà allora dire che esso può contribuire ad affrontare ‹uno› dei numerosi aspetti della questione della libertà, ma certo non può avere il carattere risolutivo che Dennett stesso sembra attribuirgli [53].

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[52]. L’ultima, controversa, opera di Robert Nozick (2001), rappresenta un ottimo esempio di quanto lontano si possano spingere i filosofi che tentano di risolvere i problemi filosofici ricorrendo alle teorie scientifiche (in particolare, la fisica e la teoria dell’evoluzione).

[53]. Cfr. Fodor (2003) per una critica di Dennett per certi versi non lontana dalla mia. Secondo Fodor, il tentativo di Dennett, come altri analoghi, è costitutivamente insoddisfacente e lascia la stessa sensazione di un pranzo al ristorante cinese: non ci viene mai portato ciò che ci aspettavamo e mezz’ora dopo siamo di nuovo affamati. Forse Fodor si ostina a ordinare dal menu scritto in cantonese; tuttavia si può concordare con l’idea che Dennett riformuli ‹ad hoc› i termini del problema della libertà, in modo che esso divenga trattabile, nella sua presunta integrità, in termini evoluzionistici.

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Libero arbitrio… • 0.9. Analisi filosofica e ricerca… (8…)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Un altro tentativo di offrire una soluzione ‘scientifica’ del problema del libero arbitrio è stato proposto da Daniel Dennett, in un recente volume [51]. Dennett argomenta in modo brillante che il libero arbitrio è un’abilità che gli esseri umani hanno acquisito nel corso della loro storia evolutiva. In effetti ciò sembra molto plausibile (se è vero che gli esseri umani godono del libero arbitrio, questa loro abilità deve essere emersa durante la filogenesi, perché sicuramente alcuni dei nostri antenati nella storia evolutiva, che comincia con gli organismi unicellulari, il libero arbitrio certamente non l’avevano). Tuttavia occorre riflettere su quanta e quale parte della questione della libertà possa essere spiegata in termini evoluzionistici. Molto plausibilmente le spiegazioni neodarwiniane sono potenzialmente in grado di dare conto dei motivi per cui un certo tratto o una certa abilità siano stati selezionati nel corso della storia evolutiva (una questione molto interessante, naturalmente). Non si vede, però, perché dovremmo pensare che le spiegazioni evoluzionistiche possano ‹esaurire› la discussione sulla natura di quel tratto o di quella abilità né quella sulla sua rilevanza (al di là di quella adattiva), sul suo significato e sulle sue implicazioni: tutte questioni fondamentali, ovviamente, per un tema come quello del libero arbitrio.  [⇒]

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[51]. Dennett (2003).

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Libero arbitrio… • 0.9. Analisi filosofica e ricerca… (7)

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Ad ogni modo sembra equo dire almeno che, al momento, la ricerca empirica sui processi volizionali non ha ‹provato› in modo conclusivo alcunché di filosoficamente dirimente e che non si vedono ragioni convincenti per sostenere che la soluzione finale del problema del libero arbitrio — nella pluralità degli aspetti che lo caratterizzano — arriverà da quell’ambito. Ma ciò non deve sorprendere: come abbiamo visto, se alcuni aspetti del problema del libero arbitrio vanno affrontati in modo empirico, altri — non meno importanti e, da un certo punto di vista, prioritari — hanno bisogno di un trattamento logico-concettuale. Questo non vuol dire, naturalmente, che i filosofi non possano interessarsi ai dibattiti neurofisiologici né che tali dibattiti non siano rilevanti per la questione empirica della libertà: naturalmente lo sono. Il punto, piuttosto, è che la questione empirica presuppone che siano state date risposte alla questione concettuale: ignorare quest’ultima o liquidarla con risposte approssimative e generiche non è certo il modo migliore per affrontare «la più controversa questione della metafisica e della scienza» [50].

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[50]. Hume (1748, p. 95; trad. mia).

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Libero arbitrio… • 0.9. Analisi filosofica e ricerca… (6)

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Secondo Libet, un agente diviene cosciente dell’intenzione di compiere una determinata azione circa trecentocinquanta millisecondi dopo il verificarsi dell’evento neurale che dà inizio all’azione; e questo prova, secondo Libet, che i processi volizionali iniziano in modo inconscio. Molti autori, delle più diverse tendenze, hanno usato gli esperimenti di Libet a sostegno delle loro teorie sul libero arbitrio. Secondo alcuni, tali esperimenti mostrano che la nostra libertà è fondata su processi deterministici [46]; secondo altri, che essa è fondata su processi indeterministici [47]; mentre per altri ancora questi risultati sono perfettamente compatibili con l’idea che noi non siamo liberi [48]. In realtà, a mio giudizio, sono del tutto giustificate le critiche di quanti ritengono che gli esperimenti di Libet, per quanto interessanti, siano viziati da una visione troppo ingenua della coscienza e della causazione mentale [49].

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[46]. Flanagan (1996, pp. 59-62).

[47]. Kane (1996, p. 232, nota 12).

[48]. Honderich (1988, p. 300-302).

[49]. Walter (1999, pp. 245-252); Dennett (2003, cap. 8).

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A questo proposito va notato che l’influenza di tale naturalismo scientifico è molto evidente nel dibattito contemporaneo sulla libertà: in particolare, nelle concezioni di quanti vogliono ridurre la questione concettuale a quella empirica. Prima di entrare nel merito della questione concettuale della libertà, allora, una breve digressione sulla questione empirica può essere utile a comprendere quanto detto finora. Sempre più spesso, si sente sostenere che la discussione sulla libertà ‹può› essere decisa, e forse sarà positivamente decisa (se non è addirittura ‹già stata› decisa), dalle acquisizioni delle neuroscienze [44]. In genere, però, queste dichiarazioni sono sostenute da analisi concettuali superficiali e da prove sperimentali scarse e dal significato spesso molto controverso. Un tipico esempio in questo senso è offerto da una serie di famosi esperimenti dovuti al neurofisiologo Benjamin Libet, che hanno suscitato entusiasmo e speranze in non pochi filosofi [45].

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[44]. Influenti tentativi in questa direzione sono Walter (1999) e Wegner (2002).

[45]. Cfr. Libet (1993 e 1999) e Libet, Freeman, Sutherland (a cura di) (1999).

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Libero arbitrio… • 0.9. Analisi filosofica e ricerca… (4)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Rispetto alla questione della libertà, in particolare, in molti casi i responsi dell’analisi logico-concettuale rimandano ‹anche› all’indagine empirica [42]. Ad esempio, se l’analisi concettuale dimostrasse che la libertà è possibile solo in un ambiente deterministico, non avremmo ancora risposto alla questione relativa alla ‹nostra› libertà: a quel punto, infatti, toccherebbe all’indagine empirica stabilire se l’ambito dell’agire umano è deterministico o indeterministico. Inoltre, un vincolo generale che — a mio giudizio almeno — le teorie filosofiche non dovrebbero trascurare è quello della ‹compatibilità› con le migliori teorie scientifiche del periodo. Una concezione della libertà che, al fine di spiegare il nesso tra gli agenti e il mondo fisico, contraddicesse le migliori teorie scientifiche di cui disponiamo, si dimostrerebbe ‹ipso facto› inadeguata. Nondimeno il requisito della ‹compatibilità› della filosofia con la scienza non implica la ‹contiguità› tra tali discipline, e meno ancora la ‹riducibilità› della prima alla seconda, come invece baldanzosamente sostengono molti teorici del rampante naturalismo scientifico contemporaneo [43].

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[42]. Dico ‘in molti casi’, perché se, come detto, una corretta analisi concettuale provasse l’impossibilità della libertà, allora i risultati dell’indagine empirica diventerebbero ininfluenti. Inoltre va detto che anche nella filosofia anglosassone contemporanea, che è quella che qui interessa, sono stati operati tentativi (spesso di matrice kantiana) di impostare la discussione sulla libertà in completa indipendenza da ciò che la scienza empirica ci può dire del mondo. Il più noto di questi tentativi si deve a P.F. Strawson, su cui si veda, 𝑖𝑛𝑓𝑟𝑎, quarto capitolo.

[43]. La concezione che sto implicitamente difendendo è un naturalismo liberale, ben differente dai naturalismi scientifici oggi comuni, secondo i quali la filosofia deve approssimarsi per quanto possibile alla scienza (se non può ridurvisi del tutto). Questi temi sono sviluppati in De Caro, Macarthur (a cura di) (2004).

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Libero arbitrio… • 0.9. Analisi filosofica e ricerca… (3)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

D’altra parte, è vero anche che non si può condurre l’indagine filosofica in completa indipendenza dai risultati della ricerca scientifica (e non solo quella delle scienze naturali — come troppo spesso si presuppone —, ma anche quella delle scienze umane e sociali). In primo luogo, se è vero che l’analisi concettuale è l’ineludibile punto di partenza dell’indagine filosofica — perché deve preliminarmente chiarire il senso e le relazioni reciproche dei concetti implicati —, è anche vero che in seguito occorre trovare un ‹equilibrio riflessivo› tra l’analisi concettuale e ciò che la scienza ci dice del mondo [41].

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[41]. Riprendo qui i termini della nota proposta di John Rawls (1971, pp. 48-51).

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Libero arbitrio… • 0.9. Analisi filosofica e ricerca… (2)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Su questo punto è meglio evitare equivoci: non sto certo sostenendo che l’indagine scientifica sul determinismo e l’indeterminismo non possa prescindere dall’analisi filosofica. Il punto, piuttosto, è che quando si tenta di applicare i risultati della ricerca empirica alla questione della libertà è indispensabile avere ‹preliminarmente› indagato che cosa la libertà sia, se essa sia possibile, se in linea di principio sia compatibile con il determinismo e con l’indeterminismo: e questi sono compiti che si possono svolgere solo sul piano concettuale. Così, ad esempio, se l’analisi concettuale provasse che la libertà è impossibile sia in un ambiente deterministico sia in uno indeterministico, nessun risultato empirico potrebbe mutare questa diagnosi. Oppure, se l’indagine scientifica dimostrasse che tutti i nostri comportamenti sono determinati, questo risultato in sé non proverebbe nulla rispetto alla libertà, se non fosse già stato preliminarmente chiarito — a livello di indagine concettuale — quale relazione la libertà abbia con il determinismo.

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Libero arbitrio… • 0.9. Analisi filosofica e ricerca… (1)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

C’è anche una ragione metafilosofica generale per dubitare della tesi secondo la quale l’indeterminismo della meccanica quantistica basterebbe a dimostrare la nostra libertà. Come detto poco fa, la filosofia non può che dedicarsi prevalentemente alla questione concettuale della libertà (anche se, come ho accennato, ciò non significa che possa ignorare del tutto le connesse questioni empiriche). In questa luce, ai filosofi spetta chiarire, ad esempio, che cosa la libertà sia, se essa sia compatibile con il determinismo, con l’indeterminismo o con entrambi e se sia effettivamente una precondizione della responsabilità, della razionalità e della vita morale. Ma ciò implica che, da un certo punto di vista, l’indagine empirica relativa alla libertà umana, lungi dall’essere risolutiva, ‹presuppone› l’analisi concettuale della nozione di libertà.

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Libero arbitrio… • 0.8. Un fraintendimento su libertà e… (5)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

E non è tutto. C’è infatti un argomento che dovrebbe farci sospettare che il problema della libertà non sarebbe risolto neppure se un giorno si riuscisse effettivamente a mostrare che l’ambito dell’agire umano è indeterministico. In sé, in effetti, il mero indeterminismo fisico — comportando la semplice ‹casualità› degli accadimenti — non garantisce affatto la libertà; anzi, secondo molti filosofi, la rende impossibile. L’idea è che se fosse vero l’indeterminismo le azioni umane, al pari di tutti gli altri eventi, sarebbero fisicamente indeterminate; nulla, dunque, ne determinerebbe il verificarsi — ‹a fortiori›, nemmeno gli agenti. Ma in questo modo gli agenti non eserciterebbero alcun controllo sulle proprie azioni; e dunque — conclude questo argomento — la libertà collasserebbe sul caso. Indubbiamente l’idea di libertà che ci sta a cuore (quella connessa all’autonomia, alla responsabilità, alla retribuzione, alla dignità, alla razionalità) non ha nulla a che spartire con il caso, con la mera accidentalità; non sorprenderà, dunque, che le implicazioni di questo argomento siano molto discusse. Secondo alcuni autori, infatti, esso ‹dimostra› che l’indeterminismo non può in alcun caso coesistere con la libertà, mentre altri lo negano [40]. Di una cosa almeno possiamo comunque essere certi: ovvero che questo argomento prova che l’indeterminismo ‹non è› condizione sufficiente della libertà — come invece implicitamente assumono quanti sostengono che se il mondo fosse indeterministico, allora il mistero della libertà si dissolverebbe.

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[40]. Di ciò si discuterà nel primo capitolo.

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Libero arbitrio… • 0.8. Un fraintendimento su libertà e… (4)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

Inoltre ci sono ragioni più specifiche per pensare che la questione della libertà ‹non› sia stata affatto risolta dal progresso scientifico. Ad esempio, è opinione oggi diffusa che l’indeterminismo quantistico non abbia ricadute significative al livello macroscopico: così, secondo molti autori, alla luce delle nostre attuali conoscenze è ragionevole ritenere che al livello macroscopico la tesi deterministica sia ‹approssimativamente› vera e che, dunque, gli eventi macroscopici in genere, e le nostre azioni in particolare, manifestino comportamenti sostanzialmente deterministici [39]. Questo atteggiamento trova rispondenza in molte scienze particolari: così, al contrario di quanto accade in microfisica, nell’ambito delle scienze del comportamento si assiste oggi a una potente ripresa di credito di teorie che, a vario titolo, possono dirsi deterministiche. Lo spettro teorico, in questo senso, è molto ampio: teorie deterministiche sono oggi comuni in biologia (con il determinismo genetico, ad esempio), nelle neuroscienze, in psicologia (si pensi alla psicologia evoluzionistica), in molte teorie delle scienze sociali. Da ciò segue che se veramente il determinismo rappresentasse una minaccia per la libertà umana (un punto, in realtà, come vedremo, controverso), allora dovremmo concludere che quella minaccia non ha cessato di incombere su di noi.

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[39]. Secondo questo punto di vista, lo scarto tra il determinismo vero e proprio e il quasi-determinismo del mondo macroscopico non avrebbe ricadute apprezzabili dal punto [+di vista?] pratico: cfr. Honderich (1988), Weatherford (1991, cap. 10), Pereboom (2002), Bishop (2002). L’idea opposta, secondo la quale l’attività cerebrale sarebbe caratterizzata da un indeterminismo molto significativo, è difesa da Eccles (1994) e Penrose (1989 e 1994). Un punto di vista equilibrato sembra essere quello di Owen Flanagan (2002, cap. 4), secondo il quale «alcune ricerche nelle teorie del caos e della complessità e nella teoria dei sistemi dinamici auto-organizzati suggeriscono che il sistema nervoso umano operi, almeno a volte, con modalità ontologiche indeterministiche». Flanagan, tuttavia, riconosce che non è affatto chiaro se queste modalità indeterministiche siano effettivamente ontologiche o non dipendano piuttosto dalla nostra ignoranza. E, comunque, non è affatto evidente quale rilevanza tale indeterminismo avrebbe per la questione della libertà.

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Libero arbitrio… • 0.8. Un fraintendimento su libertà e… (3)

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I filosofi saranno forse lenti di comprendonio, ma questo ragionamento è sbagliato per vari motivi. Innanzitutto, ragioni di carattere epistemologico generale dovrebbero indurre alla prudenza prima di affermare che la scienza ha ‹dimostrato› la verità dell’indeterminismo. Ad esempio, resta da stabilire se l’interpretazione indeterministica — che pure è oggi maggioritaria — dica l’ultima parola rispetto alla meccanica quantistica: non mancano, infatti, autori secondo i quali non è affatto chiaro quali siano le implicazioni della meccanica quantistica rispetto al determinismo; né d’altra parte è impossibile (come ci ha insegnato la storia della scienza) che in futuro tale teoria venga abbandonata e rimpiazzata da una teoria esplicitamente deterministica [38].

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[38]. Per un primo orientamento, cfr. Earman (1986, cap. II) e Hodgson (2002). Incidentalmente si può notare che è controverso perfino se la stessa meccanica classica sia una teoria rigorosamente deterministica: cfr. Earman (1986, cap. 3).

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Libero arbitrio… • 0.8. Un fraintendimento su libertà e… (1-2)

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Nella letteratura sul libero arbitrio (e non soltanto in quella divulgativa) è comune imbattersi in un errore che è bene prevenire. Questo errore può essere sintetizzato in uno slogan: «La scienza ha ormai provato che il mondo è indeterministico; dunque il mistero della libertà è ormai risolto».

Nelle linee generali, l’argomento sotteso allo slogan si sviluppa in questi termini:
È innegabile che, dal punto di vista ‹storico›, il problema del libero arbitrio abbia grande rilievo: fino a quando è stato ragionevole pensare che il determinismo causale fosse un’opzione scientificamente accettabile — se non indiscutibile —, era legittimo temere che la libertà umana fosse una mera illusione. Ormai, tuttavia, di quel problema non ha più senso discutere: come dimostra la meccanica quantistica, infatti, l’indeterminismo è oggi accettato perfino all’interno della fisica (scienza che per secoli ha rappresentato il bastione del determinismo). Possiamo, dunque, concludere che il problema della libertà è stato risolto empiricamente, dal progresso della scienza. E sarebbe ora che anche i filosofi — sempre in ritardo nel comprendere il senso delle acquisizioni scientifiche — se ne rendessero conto [37].

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[37]. Per versioni sofisticate di questo argomento, cfr. Compton (1935), Eccles (1994), Penrose (1994).

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Libero arbitrio… • 0.7. Questioni concettuali e… empiriche (3-4)

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I due piani di discussione non vanno confusi. La questione fattuale della libertà ha valenze empiriche tali che se ne può discutere soltanto alla luce delle acquisizioni più attuali dell’indagine scientifica. Rispetto a tale questione, ovviamente, la filosofia non ha nessuna particolare autorità; essa tuttavia è perfettamente legittimata a discutere della questione concettuale della libertà — e ciò verrà fatto in questo libro.

Ciò non significa, naturalmente, che i due livelli siano irrelati: anzi, ciascuno di essi, a suo modo, delimita l’ambito d’azione dell’altro. Ma rispetto a questi punti gli equivoci sono frequenti e, dunque, occorre essere più precisi.

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Libero arbitrio… • 0.7. Questioni concettuali e… empiriche (2)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  I n t r o d u z i o n e  |  U n  m i s t e r o  f i l o s o f i c o  •

È importante notare che la maggior parte di queste domande si possono suddividere in due gruppi fondamentali. Un primo gruppo di domande (qual è la definizione di libertà? È possibile essere liberi in un ambiente deterministico? E in uno indeterministico? La libertà è requisito essenziale della responsabilità morale?) declina la questione della libertà nel senso dell’analisi ‹logico-concettuale›: queste domande riguardano la connotazione del concetto di libertà, la sua coerenza e i nessi con altri concetti. Altre domande, invece, concernono le modalità ‹empiriche› della libertà (in quali occasioni noi esseri umani siamo liberi, se mai lo siamo? Quali sono i requisiti fisici perché qualcuno possa esercitare la sua libertà? Esistono altre entità che possono dirsi libere?).

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Libero arbitrio… • 0.7. Questioni concettuali e… empiriche (1)

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Sarebbe errato pensare che esista ‹un› problema filosofico del libero arbitrio: ci sono, in realtà, svariate questioni che ricadono sotto questa denominazione — ovvero il problema della libertà può, e deve, essere affrontato da una pluralità di punti di vista. Tali punti di vista possono essere riassunti in altrettante domande: qual è la definizione corretta di libero arbitrio? Il libero arbitrio è compatibile con il determinismo causale? E con l’indeterminismo? E ‹fattualmente› esiste la libertà? E ancora: la questione della libertà si deve porre soltanto per le nostre azioni o va estesa anche alle nostre scelte? La libertà è condizione necessaria della responsabilità morale (e della dignità personale e della razionalità)? E la lista potrebbe continuare [36].

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[36]. Per altre liste di domande relative alla questione del libero arbitrio, cfr. Dennett (1984) e Kane (1996).

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Libero arbitrio… • 0.6. Determinismo e indeterminismo (15)

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Nondimeno, a noi qui non interessa la questione del determinismo in sé, ma soltanto le sue eventuali ricadute per la discussione sulla libertà. Ciò significa che non è poi molto rilevante se la tesi del determinismo scientifico universale sia vera (e nemmeno se sia perspicua o plausibile alla luce delle attuali cognizioni scientifiche). Quello che interessa è se sia deterministico, o indeterministico, l’ambito dell’agire umano e quali ricadute ciò abbia per la libertà umana. Se, poi, l’eventuale carattere deterministico delle nostre azioni sia conseguenza del determinismo universale oppure di uno dei determinismi locali (da quello neurofisiologico a quello genetico) non è questione che interessi specificamente chi studia la questione della libertà.

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Libero arbitrio… • 0.6. Determinismo e indeterminismo (14)

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È importante notare che questa definizione del determinismo scientifico universale incorpora tesi proprie della metafisica naturalistica classica: che i nessi causali tra eventi esemplifichino leggi scientifiche universali; che si dia soltanto causalità efficiente (e non, ad esempio, causalità finale, secondo la quale un evento può essere causa di un evento cronologicamente precedente); che sia possibile, in linea di principio, descrivere lo stato dell’universo ad un certo istante. Queste tesi, sebbene comuni, sono, in effetti, alquanto controverse (e alcuni autori esprimono dubbi perfino sulla perspicuità di tale definizione) [35].

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[35]. Come conciliare, ad esempio, la nozione di ‘stesso istante’ per l’intero universo con la teoria della relatività che rifiuta la nozione assoluta di simultaneità? Analogamente (pur non essendo questa la sede per affrontare la complessa questione dello statuto ontologico delle proposizioni), è metafisicamente ardito postulare che esistano proposizioni che descrivono lo stato del mondo a un certo istante oppure l’insieme di tutte le leggi di natura. Su questi temi cfr. Earman (1986) e Suppes (1993).

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Libero arbitrio… • 0.6. Determinismo e indeterminismo (13)

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Questa definizione, si noti, non implica che gli esseri umani — o qualunque altra entità epistemicamente limitata — siano in linea di principio in grado di formulare una ‹teoria› deterministica dell’universo che permetta di prevedere tutti gli eventi futuri. La definizione implica piuttosto che nulla sfugge al determinismo della legalità naturale [34].

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[34]. Talora, come accennato, la tesi deterministica è declinata in senso epistemologico, come la possibilità teorica di prevedere tutti gli eventi futuri sulla base della conoscenza dello stato dell’universo ad un certo istante e dell’insieme delle leggi di natura (cfr., ad esempio, Ayer 1954, p. 53, e Popper 1982, p. 36; l’origine di questa idea è in Laplace 1812, su cui si veda Israel 1998). Tale definizione adombra la possibilità di un agente dalle straordinarie capacità epistemiche che incombe su di noi (in ‹questo› senso, il determinismo causale potrebbe evocare la minaccia rappresentata per la libertà dalla preveggenza divina). Tuttavia questa definizione non è accurata: come detto, il determinismo è una tesi primariamente ‹ontologica›, non epistemologica; e tale tesi potrebbe essere vera anche se fosse falsa la tesi di Ayer e Popper che lega il determinismo alla conoscibilità in linea di principio — ad esempio a causa dell’imprevedibilità dei fenomeni caotici, che secondo molti hanno carattere deterministico (cfr. Earman 1986, pp. 8-10, e Dorato 1995, cap. 6). Inoltre, una vasta tradizione (iniziata da Agostino) ha fornito interessanti argomenti per pensare che quando il determinismo è declinato in senso epistemologico, esso non rappresenta una vera minaccia per la libertà.

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Libero arbitrio… • 0.6. Determinismo e indeterminismo (12)

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Esistono poi forme di determinismo causale dal carattere universale, onnipervasivo: esse concernono tutti i fenomeni. La caratteristica principale di questa famiglia di concezioni è che esse restringono i futuri possibili ad uno solo [31]. Ve ne sono, per cominciare, di carattere teologico: l’occasionalismo (la concezione per cui tutti gli eventi sono causati dal costante intervento divino) ne è un esempio. Ma la forma più importante è il determinismo scientifico universale. Secondo una classica formulazione ispirata da Laplace, questa concezione afferma che la descrizione dello stato del mondo in un certo istante, congiunta con la proposizione che specifica tutte le leggi di natura, implica la descrizione dello stato del mondo in ogni istante successivo. Da ciò segue che a ogni istante un solo futuro è fisicamente possibile [32]. Con più precisione:
Determinismo scientifico universale›. Siano 𝑡0 un istante qualsiasi nella storia dell’universo, 𝑡1 un istante qualsiasi successivo a 𝑡0, 𝑃0 la proposizione che esprime lo stato fisico dell’universo al tempo 𝑡0, 𝑃1 la proposizione che esprime lo stato fisico dell’universo al tempo 𝑡1 ed 𝐿 l’insieme delle leggi scientifiche. Secondo il determinismo scientifico, allora, ‘Nec (𝑃0 + 𝐿) ⇒ 𝑃1[33].

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[31]. Berofsky (1971, p. 5).

[32]. Qui la questione sul determinismo interessa soltanto in virtù delle sue ricadute rispetto alla questione della libertà. Va ricordato, però, che il dibattito concernente il determinismo in quanto tale è vasto e complesso: Sobel (1998), ad esempio, elenca novanta possibili forme di determinismo! Per un orientamento sui molteplici aspetti della questione cfr. Earman (1986), Honderich (1988) e Bishop (2002).

[33]. Come nota Lewis (1973, p. 162), ciò implica che non esistono due mondi possibili deterministici in cui valgono le stesse leggi di natura e che sono assolutamente identici ad un certo istante, ma che differiscono per qualche rispetto in un istante successivo.

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Libero arbitrio… • 0.6. Determinismo e indeterminismo (11)

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Il determinismo causale ha molte varianti. Una prima importante suddivisione è quella tra determinismi causali ‹locali› e determinismi causali ‹universali›. Alla prima categoria appartengono le concezioni che limitano il determinismo a una particolare classe di fenomeni: un esempio in tal senso è offerto dal determinismo etico socratico, secondo il quale le azioni di una persona che sappia cosa sia il bene non possono che essere azioni buone. Il carattere deterministico di tale concezione è chiaro: chi conosce il bene è necessitato da tale conoscenza a compiere esclusivamente azioni buone. Inoltre, anche alcune forme di determinismo scientifico hanno carattere locale: ad esempio, il determinismo neurofisiologico, quello genetico e quello socioculturale [30]. Tutte queste forme di determinismo riguardano ambiti determinati di fenomeni e specifiche forme di determinazione; esse però, non dicono nulla sugli altri ambiti, che possono dunque essere deterministici o meno.

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[30]. Secondo il determinismo neurofisiologico, quello genetico e quello socio-culturale il nostro carattere, i nostri comportamenti, la nostra intera vita mentale sono causalmente determinati dai fattori rispettivamente menzionati nel nome della concezione: cfr. Weatherford (1991, parte II).

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Libero arbitrio… • 0.6. Determinismo e indeterminismo (10)

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In terzo luogo, è utile notare una differenza tra il determinismo causale e il determinismo logico: al contrario di quanto afferma quest’ultima concezione, infatti, per il determinismo causale gli eventi che accadono non sono necessari ma solo ‹necessitati›, ovvero accadono condizionatamente, in virtù del darsi delle loro cause e delle leggi di natura [29].

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[29]. Talora si sente affermare che il determinismo renderebbe gli eventi ‹necessari›. Tuttavia chi sostiene ciò equivoca sulla modalizzazione della formula che esprime questa concezione, in quanto da «Nec ((L & P0) ⇒ e)» [sic!] inferisce paralogisticamente «Nec (e)» [sic!]. Per comprendere la differenza immaginiamo un mondo possibile che è identico al nostro fino all’istante 𝑡, quando nel nostro mondo accade l’evento 𝑒, ma nell’altro mondo accade invece l’evento 𝑒* — semplicemente perché, ad esempio, in quel mondo le leggi di natura sono diverse (una diversità tale che si manifesta solo dopo l’istante 𝑡). L’evento 𝑒, dunque, non è necessario, perché non accade in tutti i mondi possibili (ringrazio Robert Audi per un’interessante conversazione sull’argomento).

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Libero arbitrio… • 0.6. Determinismo e indeterminismo (9)

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In secondo luogo, il determinismo causale può essere visto come una tesi ‹ontologica› (una tesi, cioè, su come è fatto il mondo), oppure come una tesi ‹epistemologica› (ossia come una tesi empirica, risultato dell’esperienza osservativa) [28]. Nella discussione sul libero arbitrio, tuttavia, ciò che è interessante è il rapporto della libertà con la realtà, non con la ‹nostra› conoscenza della libertà [sic!=realtà?]: ad esempio, che la libertà sia compatibile o meno con la necessitazione degli eventi è questione che dipende dal modo in cui la realtà è strutturata, non dal nostro modo di conoscerla. Pertanto, qui ci interesseremo soltanto del determinismo nel senso ontologico.

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[28]. Cfr. Flanagan (2002, p. 120).

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Libero arbitrio… • 0.6. Determinismo e indeterminismo (8)

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Alcune precisazioni su questa concezione sono importanti. In primo luogo, dal punto di vista empirico, il determinismo causale può essere falso (e dunque può essere vero l’indeterminismo) per due diverse ragioni: perché esistono eventi che non sono causati e perché esistono eventi che sono causati indeterministicamente. La possibilità della causalità indeterministica, in particolare, è un tema molto discusso negli ultimi anni (su di esso tornerò nel prossimo capitolo). L’idea, in breve, è quella di una relazione causale in cui la causa ‹accresce› la probabilità che si verifichi l’effetto, senza necessitarlo: in una parola, tra la causa e l’effetto intercorre un nesso meramente probabilistico. Da ciò segue che gli eventi possono essere causati senza essere determinati; ma, allora, questa stessa possibilità prova che è errato identificare — come spesso avviene — il determinismo causale con la tesi secondo la quale ogni evento ha una causa, ovvero con la causalità universale ‹tout court[27]. Ma su ciò occorrerà tornare.

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[27]. Questa errata identificazione si rinviene, ad esempio, nei classici Moore (1912), Hobart (1934) e Ayer (1954); ancora più sorprendente che essa sia ripetuta nel recente McFee (2000). Nicola Ciprotti mi suggerisce che il primo ad operare la distinzione tra determinismo e causazione universale fu probabilmente Carl Ginet (1966).

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Ci sono, però, anche concezioni deterministiche secondo le quali la determinazione degli eventi ha carattere causale [25]. Secondo tali concezioni, gli eventi sono causalmente determinati nel senso che essi vengono necessitati da altri eventi che sono, dunque, loro cause sufficienti. Più precisamente, si può adottare questa definizione:
Determinismo causale›. Secondo la famiglia di concezioni del determinismo causale, ogni evento 𝑒 di una certa classe 𝐹 è ‹causalmente determinato›. Un evento 𝑒 si dice causalmente determinato se e solo se, quando occorre, esso è causato da altri eventi che ne sono cause sufficienti [26].

Nella maggior parte dei casi, quando i filosofi contemporanei discutono delle ricadute del determinismo per la questione della libertà si riferiscono al determinismo causale (da qui in poi, a meno che non venga specificato diversamente, quando parlerò di determinismo, mi riferirò alla sua versione causale).

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[25]. Qui non potrò che toccare tangenzialmente le molte questioni relative alla causalità, che sono al centro di vasti dibattiti. Per un primo orientamento a tali dibattiti, cfr. Sosa, Tooley (a cura di) (1993) e Laudisa (1999).

[26]. Nel caso del ‹determinismo causale universale›, la classe 𝐹, che contiene gli eventi causalmente determinati, contiene ‹tutti› gli eventi della storia dell’universo (con l’eventuale eccezione del ‹primo› evento).

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