• A tutto questo, il doppiaggio di Vittorio Caprioli, con la sua cadenza meridionale, frenata, che lo connota con precisione, aggiunge ancora qualcosa sul piano della “normalità”.
È un pazzo “normale”. Pazzo come tanti altri. Non sono, forse, pazzi gli esemplari della nostra classe politica? Pazzi nel senso dell’indifferenza. Nel senso di non vedere la realtà. Nel senso di non capire gli affetti, di non avere nessuna capacità di rapporti sessuali con le persone.
• Quindi la follia è letta come disumanità. Non c’è una follia “negativa” nel fratello e “positiva” nella sorella?
È letta come disumanità. C’è una distinzione tra fratello e sorella, ma con una precisazione di fondo. La follia è “salutare” nel momento in cui scatena una reazione; il delirio è una ribellione, ma non può superare certi limiti. La follia non è mai conoscenza. Nella società borghese la follia è sempre stata mitizzata. Certo il delirio è meglio dell’indifferenza, ma il matto che dice la verità piace anche perché alla fine perde sempre.
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K E Y W O R D S
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[] M. B e l l o c c h i o, ‹S a l t o n e l v u o t o›, U n i v. e c o n. F e l t r i n e l l i, 1 9 8 0.
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