Pierre Bourdieu (‹Il dominio maschile›, Feltrinelli 1998) si chiede se l’amore sia una sorta di “tregua miracolosa”, uno stato di comunione che non esclude il riconoscimento reciproco, la sola eccezione alla legge del dominio maschile, una messa tra parentesi della violenza simbolica, “o la forma suprema, perché la più sottile, la più invisibile, di tale violenza”. Forse la distruttività è già dentro la diade amorosa, quell’unità sociale elementare che da millenni rivaleggia con la vita pubblica. Sándor Ferenczi (‹Thalassa›, Cortina 1993) vede nel coito una sorta di agguerrita reinfetazione, “la felice vittoria sul trauma della nascita”, “una festa commemorativa che celebra la liberazione da una situazione difficile”. Le immagini guerresche non sono solo metafore. Il privilegio del ritorno al corpo materno sarebbe l’esito di una lotta tra i sessi che vede il trionfo del maschio, del suo modello di sessualità penetrativa e generativa, per cui alla donna non resta che subire l’atto sessuale e ripiegare su piaceri compensatori: l’allattamento, il parto, l’identificazione con l’uomo “vittorioso”.
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K E Y W O R D S
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