• Certi caratteri, però, si proiettano anche sul giudice che è personaggio non solo negativo, autoritario-reazionario, bensì sfumato nella sua rinuncia a vivere.
Certo. Da una parte, c’è in lui un progetto di distruzione, la fantasticheria di uccidere (che è anche in realtà una tensione profonda al suicidio), tenuto sempre sul doppio binario dell’immaginato e del reale. D’altra parte, in rapporto ai fratelli, è il più sensibile, il più toccato. Non indifferente. È scosso da sensi di colpa. Ha una sua complessità e un suo tormento. Intravede, ma non la vita: di ciò è assolutamente incapace. Intuisce la propria fine e reagisce col fascismo manifesto. E neanche pensa Ponticelli, per un solo attimo, di fare come la sorella. Infatti è convinto che Marta finirà male (“…la rovina economica, la degradazione sociale, le BR, l’eroina…”).
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K E Y W O R D S
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[] M. B e l l o c c h i o, ‹S a l t o n e l v u o t o›, U n i v. e c o n. F e l t r i n e l l i, 1 9 8 0.
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